NOTIZIE DEI BAMBINI CHE SOFFRONO NEL MONDO

sabato 31 gennaio 2009

GAZA: UN MILIONE E MEZZO I FERITI


GAZA: UN MILIONE E MEZZO I FERITI
JONATHAN COOK


17 gennaio 2009


Dopo quasi tre settimane tra bombardamenti e attacchi via terra il numero delle vittime sale ad oltre 1100. Ma sorprendentemente nessuno ha riportato un dato ancora più spaventoso: nella Striscia di Gaza ci sono oltre 1 milione e mezzo di palestinesi feriti. Come è possibile che questa incredibile cifra sia stata bypassata dai media? La ragione apparentemente sembrerebbe essere legata all’inattendibilità delle fonti ufficiali palestinesi. Il Ministero della Sanità palestinese registra solo i feriti bisognosi di cure in ospedale. Ciò significa contare "solo" i 4.500 abitanti della Striscia di Gaza che hanno subito lesioni come gravi ustioni da fosforo, ferite da schegge di artiglieria, rottura o perdita degli arti a causa delle bombe, ferite da arma da fuoco; traumi fisici derivati dalle macerie delle abitazioni.

C’e’ un altro più ragionevole standard per stimare i feriti. E la fonte è israeliana. Un esempio: nel settembre 2007 i media internazionali riportarono che 69 soldati israeliani furono feriti quando alcuni militanti palestinesi spararono un razzo che colpì una tenda dove i soldati dormivano. Dei 69 feriti 11 riportarono lesioni moderate, uno lesioni molto gravi, un paio lesioni lievi. Il resto era composto da soldati colpiti da un forte stato di shock. Applicando lo stesso criterio a Gaza, significa che il numero dei feriti sale ad 1 milione e mezzo. C’e’ qualche dubbio circa lo stato di shock permanente durante le settimane di bombardamenti in un territorio caratterizzato dalla elevata densità di popolazione?

La cosiddetta "guerra" condotta sulla Striscia di Gaza deve essere il primo esempio nella storia umana di un conflitto dove non ci sono apparentemente civili. L’impressione con l’ausilio degli organismi internazionali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) o le Nazioni Unite si faccia riferimento ad una nuova categoria: "donne e bambini".

Il numero delle vittime, oltre 1110, infatti, è ripartito tra "donne e bambini" e il resto. Le prime cifre riportavano il 25 per cento di vittime tra le "donne e i bambini", salendo intorno al 50 per cento dall’inizio degli attacchi via terra. Implicita l’idea, gradita ad Israele, che il resto sia costituito da combattenti palestinesi; o meglio ancora i "terroristi". A Gaza ogni maschio al di sopra dei 16 anni viene definito come un combattente e, implicitamente, come "terrorista". In sostanza, tutti gli uomini della Striscia di Gaza sono legittimi obiettivi dell’attacco israeliano.

Non lontano dalla posizione recentemente attribuita dal quotidiano Jerusalem Post ad importanti uomini politici israeliani. Il giornale ha riferito che alcuni funzionari erano giunti alla conclusione che "è inutile per Israele rovesciare Hamas perché la popolazione (di Gaza) è Hamas". Israele, da questo punto di vista, è in guerra con ogni singolo uomo, donna e bambino di Gaza. Forse dovremmo essere lieti che la categoria di "donne e bambini", almeno per ora, sia riconosciuta.

I miti sul blocco di Gaza

Proviamo ad affrontare alcuni dei miti circa il blocco di Gaza: il primo è che il blocco è stato una risposta necessaria per l'elezione di Hamas.
Provate a dirlo a John Wolfensohn, inviato speciale per il Quartetto, che comprende gli Stati Uniti, Nazioni Unite, l'Europa e la Russia, a partire dal maggio 2005. Il suo lavoro è stato quello di sorvegliare il disimpegno. In un'intervista sul quotidiano Haaretz, nel 2007, Wolfensohn ha spiegato il motivo per cui egli si era dimesso nell’aprile 2006 ad un anno dall’inizio del suo incarico. "Poco dopo l’inizio del mio mandato nell’estate 2005 - ha detto - Israele e gli Stati Uniti violarono le intese di garanzia per l'attraversamento delle frontiere di Gaza rimaste aperte dopo la partenza dei coloni ebrei. Ogni aspetto di tale accordo è stato abolito".

Il risultato è stato il collasso dell’economia: i contadini di Gaza hanno visto la loro produzione ammuffirsi alle frontiere e il tasso di disoccupazione e di delusione tra gli abitanti è aumentato vertiginosamente. "Al posto della speranza, i palestinesi hanno rivisto la prigione". Wolfensohn ritiene che la chiusura dei passaggi è uno dei fattori del successo di Hamas nelle successive elezioni, nei primi mesi del 2006. Secondo Wolfensohn, dunque, il blocco di Israele pre-esisteva all’ascesa al potere di Hamas ed è iniziata quando a governare Gaza era ancora il partito Fatah. Il secondo mito è che il blocco sia stato un tentativo per giungere al riconoscimento del "diritto ad esistere" di Israele da parte di Hamas. Provate a dirlo a Dov Weisglass, collaboratore a Washington dell’ex primo ministro Ariel Sharon. E’ stato lui a suggerire il vero obiettivo del blocco, subito intensificato dopo la vittoria elettorale di Hamas. La politica dovrebbe essere "come un appuntamento con un dietologo. I palestinesi dimagriranno ma non moriranno".

In breve, secondo Weisglass, la politica israeliana a Gaza è stata la "punizione collettiva" inflitta alla popolazione civile colpevole di aver scelto Hamas; una politica che, è necessario sottolinearlo, è una grave violazione del diritto internazionale e crimine di guerra.

La speranza, si sarebbe annidata nel malcontento degli abitanti di Gaza vista la povertà assoluta nella quale sono sprofondati, e rovesciare Hamas. Ma non è accaduto. Il terzo mito è che il blocco sia stato progettato per fare pressione su Hamas per porre fine al fuoco dei razzi su Israele.

Provate a dirlo a Ehud Barak, il Ministro della Difesa e a Matan Vilnai, il suo vice. Questa coppia ha tramato l'invasione di Gaza nel corso dei sei mesi di cessate il fuoco con Hamas, e di fatto molto prima. In verità, essi hanno ignorato ogni apertura diplomatica con Hamas, comprese le offerte di tregue a tempo indeterminato, mentre hanno investito le loro energie nelle eventuali sucessive invasioni via terra. In particolare, hanno lavorato su dei piani, note ai media israeliani dalla primavera del 2008, per il livellamento dei quartieri civili di Gaza e per la creazione di "zone di combattenti" da cui i civili sono stati espulsi. Un aspetto trascurato del blocco è il modo in cui è stato utilizzato per "ammorbidire" Gaza e Hamas, prima dell’attacco di Israele. Per tre anni alla popolazione di Gaza sono stati negati cibo, medicinali e combustibile. Ogni generale sa che è più facile combattere contro un esercito - o miliziani - infreddolito, stanco e affamato. Potrebbe esserci una descrizione migliore dei combattenti di Hamas, così come quella delle donne e dei bambini ritratti di fronte ai carri armati tra i bombardamenti di Israele?

Jonathan Cook

(traduzione a cura di) Alberico Pecora

Originale - http://www.countercurrents.org

Jonathan Cook è uno scrittore e giornalista inglese. Vive a Nazareth, Israele dal 2001. Il suo ultimo libro è "Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair". Il suo sito è www.jkcook.net; una versione di questo articolo è stata pubblicata su Al-Ahram Weekly (http://weekly.ahram.org.eg).






:: Article nr. s9104 sent on 20-jan-2008 08:52 ECT


www.uruknet.info?p=s9104

Link: www.grillonews.com/content/view/340/6/

:: The views expressed in this article are the sole responsibility of the author and do not necessarily reflect those of this website.
http://www.uruknet.info/?p=s9104

GAZA: IL RACCONTO DI FIDA QISHTA


18/01/2009
La strage degli innocenti




Il raconto di Fida Qishta, insegnante palestinese
Fida Qishta, 26 anni, è nata a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Fa la giornalista free-lance, l'insegnante, la traduttrice. Da Rafah ha assistito alla devastazione prodotta dalle bombe nella città e nello spirito dei palestinesi e in un'articolo pubblicato oggi dalla versione on-line del quotidiano britannico 'The Observer', riferisce testimonianze che avvalorerebbero l'accusa di 'crimini di guerra' contro l'esercito israeliano. Tra queste, la distruzione, da parte dei bulldozer, di case con civili all'interno; l'uccisione di civili che scappavano con la bandiera bianca; l'attacco ad ambulanze che cercavano di raccogliere i feriti; l'uso indiscriminato della forza in aree abitate da civili e l'utilizzo di munizioni al fosforo bianco.

"Non avevamo mai assistito ad un attacco così indiscriminato da parte di Israele. Numerose donne e bambini sono stati uccisi. Non era mai accaduto prima. Le persone che abbiamo visto in televisione, gli amici che conosciamo, la gente che abbiamo visitato in ospedale erano innocenti. Civili che non avevano alcun contatto con Hamas. E' una tragedia che suscita profonda tristezza".

Quante persone ci sono nella casa dove ti trovi a Rafah?
Ci sono alcuni amici stranieri di diverse nazionalità, poi la mia famiglia di sette persone. Poi i parenti, che sono scappati dalle bombe. Le presenze qui variano dalle 25 a 30 persone. I miei zii e i miei cugini si trovavano nella zona vicina al confine, e le loro case sono state distrutte. Noi ci siamo trovati nella stessa situazione quattro anni fa, quando l'esercito israeliano ha distrutto la nostra casa. Ora tocca a noi aprire la nostra porta a loro. Altre persone che conosco, amici, sono stati costretti a dormire in strada nelle notti scorse. Non si fidavano neppure delle scuole dell'Onu, perchè anche lì avrebbero potuto essere un bersaglio.

Credi che l'offensiva di Israele genererà nuovo odio nelle generazioni di palestinesi che verranno? O credi che la guerra li avrà stancati a tal punto che di odio e vendetta non vorranno più saperne?
La gente di qui è la più paziente del mondo. Hanno speranza nella vita. Nonostante gli attacchi, il mio popolo è forte e vuole andare avanti. Ciò che gli israeliani hanno fatto è davvero troppo. Nessuno ha mai visto una strage del genere. Un mio amico ha avuto tutta la famiglia distrutta. Come può dimenticare? Come gli si può dire 'la vita è bella', un giorno ci sarà la pace? Queste sofferenze sono durate troppo a lungo. Non parlo delle persone che non sono state toccate dalla guerra, e sono poche, ma di quelle che hanno negli occhi la distruzione delle loro case e delle loro famiglie. Io per quattro anni sono stata costretta a scappare, di quartiere in quartiere, di casa in casa. Gli israeliani hanno distrutto la mia casa, e da allora molte cose sono cambiate anche nella mia mente. Adesso a questa gente non si può chiedere di avere speranza. Le loro ferite hanno bisogno di tempo per rimarginarsi.

La guerra ha ucciso qualcuno dei tuoi parenti?
Sì, uno dei parenti di chi adesso vive nella mia casa è stato ucciso perchè si è rifiutato di lasciare la casa in cui viveva. Altri sono stati feriti. Ma la guerra ha ucciso soprattutto bambini. E' stata una strage degli innocenti.

Cosa risponderesti, se potessi, al primo ministro israeliano Olmert quando sostiene che la responsabilità dell'attacco militare è da attribuire ad Hamas?
La mia risposta è questa: quando la mia casa è stata distrutta nel 2004, Hamas non governava. I miei cugini sono stati uccisi nel 2002, 2003, 2004, quando Hamas non governava. Questa è la mia risposta. Gli israeliani hanno voluto attaccare. Chi vi sia al potere importa poco per loro. Quando hanno voluto fare qualcosa l'hanno fatto.

Luca Galassi
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Categoria: Guerra
Luogo: Israele - Palestina
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http://it.peacereporter.net/articolo/13789/La+strage+degli+innocenti

Maroni: "Traffico di organi di minori in Italia"

Maroni: "Traffico di organi di minori in Italia"

Il Ministro degli interni italiano lancia l'allarme

30.01.2009 18:01:44

Roma - "Traffici di organi di minori sono presenti e sono stati rintracciati in Italia. Uno dei mezzi più efficaci che useremo adesso sarà l'attuazione dell'accordo internazionale di Prum che istituisce in Italia la banca dati nazionale del DNA, potremmo contrastare meglio il fenomeno con questo strumento."

Questa è la pesante accusa lanciata questa mattina dal ministro degli interni Roberto Maroni intervenuto all'assemblea annuale dell'Unicef a Roma che, per inciso, era incentrata sul bilancio annuale.

Da questa affermazione subito il Centro Nazionale Trapianti ha voluto chiarire, ed era d'obbligo, per bocca del direttore, il dottor Alessandro Nanni Costa, che "la rete trapianti italiana è totalmente estranea a qualunque traffico di organi. Tutti gli organi prelevati nelle rianimazioni e utilizzati nei centri trapianto hanno un percorso, dal donatore al ricevente, chiaramente definito e immediatamente rintracciabile. In questo l'Italia è già pienamente adeguata agli standard di sicurezza europei, recentemente proposti dalla Commissione Europea e nessun organo, con provenienza sconosciuta, può entrare nella rete trapiantologica italiana. Le procedure di sicurezza del sistema trapianti in Italia garantiscono un'immediata allerta qualora si verificassero segnalazioni o richieste di assistenza da parte di pazienti che abbiano disponibilità di organi provenienti da paesi che non hanno misure di sicurezza conformi a quelle italiane ed europee."

A dare man forte al ministro Maroni è intervenuta anche la senatrice Maria Burani Procaccini, l'ex presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, che ammette che "con Maroni abbiamo sempre lavorato bene già da quando lui era ministro del Wellfare ed è bello lavorare con lui a stretto gomito in un lavoro di squadra, poiché condividiamo le idee anche in questo senso, il dovere civile prima di tutto, entrambi ci siamo sempre impegnati e lo continueremo a fare. Io credo che il superiore interesse del fanciullo sia la cosa più importante e va sempre difeso. E' fondamentale nel discorso di Maroni il voler creare la banca dati del DNA per i bambini aggregati soprattutto ai campi Rom poiché vi è troppa discordanza tra il numero di coloro che entrano e di coloro che escono dal nostro Paesi, i numeri non tornano e questi non vengono mai registrati se non quando si iscrivono a scuola, ma sappiamo bene che molti di loro non frequentano le aule. Così si viene a creare una miriade di così detti ‘bambini oggetto', ‘bambini ombra' merce da comprare e vendere. Il traffico d'organi è un importante fenomeno da eliminare e combattere così come lo sfruttamento del lavoro e della prostituzione minorile. Se Maroni ha parlato così evidentemente ha dati precisi sui quali fondare le proprie idee. Il controllo del DNA e della impronta dell'iride è una cosa che molti hanno criticato e si è urlato allo scandalo quando è stata portata la proposta, ma molti Paesi già l'hanno introdotta e gli effetti positivi sono evidenti. Personalmente credo che sia importante anche per la salvaguardia dei nostri bambini e tutti i cittadini italiani, potrebbe facilitare il compito di ritrovare i bambini come Denise, scomparsi e mai ritrovati ai quali attualmente è difficile dare un volto. Con questa presa di responsabilità e questa accusa lanciata il ministro Maroni ha dato ancora una volta segnale della grande qualità e bontà del suo lavoro."

Intanto il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, non ha voluto rilasciare un commento sulle dichiarazioni del collega riservandosi evidentemente del tempo per pensare.

Il Telefono Azzurro da sempre in prima linea alla lotta contro i soprusi verso i minori ha preferito "non rilasciare dichiarazioni, ma faremo dei controlli e se ciò dovesse essere confermato sicuramente intavoleremo delle trattative e procedure con i vari ministeri interessati ed apparati statali per delle attività comuni di lavoro".

Anche nell'associazione umanitaria Save the Children ci fanno sapere "si stanno facendo tutti i controlli del caso per questa importante e grave accusa di Maroni, ma che per il momento non vi sono dichiarazioni".

Aspettiamo quindi di sapere i risultati di queste ricerche e verifiche, sicuramente approfondite, da parte di queste associazioni.



Giorgio Riccardi | News ITALIA PRESS

http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=5_149732

lunedì 26 gennaio 2009

Gaza: Sky no appello umanitario


2009-01-26 15:32
Gaza: Sky no appello umanitario
Per non inficiare l'imparzialita' del canale
(ANSA) - LONDRA, 26 GEN - Sky si e' aggiunta oggi alla Bbc nella sua decisione di non trasmettere lo spot di beneficenza pro Gaza per non inficiare l'imparzialita'.
Lo spot, promosso da 'Disasters Emergency Committee', viene trasmesso sui principali canali in chiaro del Regno Unito - I
tv, Channel 4 e Five. E chiede ai britannici donazioni a favore dei palestinesi bisognosi.
'La nostra decisione non e' un giudizio sulle buone intenzioni' dell'appello, ha detto il capo di Sky, John Ryley.


http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2009-01-26_126301572.html

sabato 24 gennaio 2009

Spagna, tetto centro sportivo crolla per il vento: 3 bambini morti e 16 feriti

Spagna, tetto centro sportivo crolla per il vento: 3 bambini morti e 16 feriti


BARCELLONA (24 gennaio) - Almeno tre bambini, tra i 9 e i 12 anni, sono morti a Barcellona a causa del crollo del tetto di un palazzetto dello sport nella località di Sant Boi de Llobregat, nei pressi di Barcellona. Un portavoce del governo catalano precisa che i feriti sono 16, di cui due gravi. Secondo fonti dei vigili del fuoco, l'incidente è avvenuto a causa delle forti raffiche di vento che hanno colpito la zona. Al momento dell'incidente nel centro sportivo, dove stava per iniziare una partita di baseball, si trovavano tra le 20 e le 30 persone, per la maggior parte bambini.

Il nord della Spagna, come il sud-ovest della Francia, nelle ultime 24 ore è stato colpito da una perturbazione proveniente dall'Atlantico, con forti venti che arrivano a toccare i 150 chilometri orari. Ieri a causa del maltempo due persone sono morte in Catalogna e in Galizia

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=14012&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

A Gaza non rivogliono Abu Mazen, continuano a preferire Hamas




A Gaza non rivogliono Abu Mazen, continuano a preferire Hamas
di

Khaled Abu Toameh
24 Gennaio 2009

Uno degli obiettivi non dichiarati dell’Operazione “Piombo fuso” di Israele, secondo alcuni ufficiali israeliani e americani, è quello di riportare nuovamente nella Striscia di Gaza il Presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas insieme al suo partito Fatah.

In altre parole, la speranza che circola all’interno di alcuni ambienti israeliani e americani è che Abbas e i suoi fedeli siano in grado di sostituire il regime di Hamas, approfittando della sua situazione di notevole debolezza dopo tre settimane di intensi combattimenti.

Ma sull’onda della decisione di Israele di interrompere unilateralmente l’offensiva militare, le opportunità di un ritorno di Abbas nella Striscia di Gaza appaiono estremamente esigue.

Sebbene le massicce incursioni aeree e gli attacchi di terra abbiano causato gravi danni alle infrastrutture civili e militari di Hamas, almeno per ora è alquanto prematuro stilare il suo certificato di morte.

Hamas può anche aver perso centinaia di miliziani negli scontri, ma questo non significa necessariamente che non abbia più uomini a disposizione. Stando a varie fonti nella Striscia di Gaza, Hamas avrebbe almeno 25.000 uomini al suo servizio in diversi campi della sicurezza. E questi andrebbero ad aggiungersi alle migliaia di miliziani appartenenti alle altre organizzazioni radicali pro-Hamas, come la Jihad Islamica e i Comitati di Resistenza Popolare.

Israeliani, americani ed egiziani sarebbero felici di vedere le forze di Abbas riconquistare il controllo non solo lungo tutte le linee di confine, ma anche sull’intera Striscia di Gaza. Ma vista la forza militare di Hamas e l’enorme sostegno di cui continua a godere tra la maggioranza dei palestinesi, in particolare tra coloro che vivono nella Striscia di Gaza, Abbas dovrà pensarci dieci volte prima di sottovalutare un’avventura del genere.

Prima della presa del potere con la forza nella Striscia di Gaza nel 2007, Abbas aveva almeno 70.000 poliziotti e milizie di Fatah che difficilmente sarebbero state in grado di resistere in uno scontro. In effetti, la stragrande maggioranza delle forze di sicurezza di Fatah nella Striscia di Gaza - addestrate e finanziate dagli americani - si era arresa ad Hamas nelle prime ore del combattimento.

Gli ufficiali di Forza-17, la Guardia presidenziale di “elite” di Abbas che esercita il controllo sul valico di confine di Rafah, erano stati tra i primi ad abbandonare il campo e a consegnare il terminal ad Hamas.

La maggior parte dei più alti comandanti di Abbas nella Striscia di Gaza sono fuggiti in Egitto (con l’aiuto di Israele) e nella West Bank, dopo aver abbandonato non solo i propri sostenitori, ma anche le proprie ville e gli affari.

Abbas e i suoi tenenti desiderano tornare al più presto nella Striscia di Gaza. Ma l’ultima cosa che possono permettersi è di essere accusati di entrare in quell’area su un carro armato israeliano. Tutti loro hanno sperato che l’operazione di Israele si concludesse con il crollo del regime di Hamas, lasciando un vuoto che solo Fatah potrebbe riempire.

Ma subito dopo l’annuncio unilaterale del cessate il fuoco da parte del Primo Ministro Ehud Olmert, alcuni dei più stretti collaboratori di Abbas hanno espresso una profonda delusione per il fatto che Israele non avesse rimosso Hamas dal potere, sottolineando anche il forte timore che gli apparati di sicurezza del movimento non fossero stati completamente distrutti. Ma i leader di Fatah sono ben consapevoli del fatto che queste non sono le uniche ragioni ad impedire un loro ritorno nella Striscia di Gaza. Uno dei motivi principali per cui Fatah non sarà in grado di riprendersi quell’area è che il partito ha perso molta della sua credibilità tra i palestinesi, soprattutto a causa della sua mancata capacità di rinnovarsi e di liberarsi di parte dei suoi dirigenti, divenuti vere e proprie icone di corruzione. Nelle elezioni parlamentari del 2006, il partito di Abbas ha perso proprio per una mancanza di fiducia da parte degli elettori palestinesi. Da allora, Fatah non ha fatto praticamente nulla per trarre le giuste conclusioni dalla sconfitta. I leader del partito continuano ancora a litigare tra loro sulla possibilità di tenere elezioni interne, che spianerebbero la strada all’emergere di volti nuovi.

Per adesso Abbas non vuole ritornare nella Striscia di Gaza non tanto per paura dell’ala militare di Hamas - le Brigate Izaddin al-Kassam - quanto piuttosto per la consapevolezza che i palestinesi non hanno intenzione di accogliere lui ed i suoi uomini con rose e fiori.

Molti palestinesi sono convinti che Abbas e alcuni leader arabi “moderati” abbiano dato una sorta di via libera ad Israele per lanciare il suo attacco nella Striscia di Gaza. In altre parole, questi palestinesi accusano Abbas, il presidente egiziano Hosni Mubarak e il re di Giordania Abdullah II di collaborare con il nemico, perpetrando un “crimine” per il quale molti arabi hanno dovuto pagare con la loro stessa vita negli ultimi decenni.

Inoltre, è piuttosto ovvio che la maggior parte dei palestinesi non considera Abbas e Fatah un’alternativa valida e migliore rispetto ad Hamas, soprattutto a causa delle varie testimonianze sull’irremovibile corruzione finanziaria che caratterizza l’Autorità palestinese con sede nella West-Bank.

Tutti coloro che a Washington e Gerusalemme sono convinti che le forze di Abbas sarebbero in grado di imporre legge e ordine, ponendo fine al traffico di armi e agli attacchi di missili, chiaramente hanno la memoria corta.

Secondo fonti attendibili nella Striscia di Gaza, anche quando gli uomini di Abbas avevano il controllo del valico di confine di Rafah, hanno fatto ben poco per impedire ad Hamas di trafficare armi e grosse somme di denaro. Stando a quanto riferito dalle stesse fonti, in molti casi gli stessi ufficiali della sicurezza di Fatah erano coinvolti in prima persona negli affari di contrabbando.

E neanche le truppe di Abbas hanno fatto molto per distruggere i tunnel sotterranei lungo il confine con l’Egitto o per smantellare le milizie armate e i gangster, subito dopo lo sganciamento di Israele dalla Striscia di Gaza. Addirittura non hanno neanche cercato di impedire alla folla di distruggere le serre che appartenevano a centri ebraici e che rappresentavano un luogo di lavoro per migliaia di famiglie palestinesi.

Abbas ha goduto del sostegno dell’intera comunità internazionale e si pensava che avrebbe trasformato la Striscia di Gaza nella Hong Kong del Medio Oriente. Invece ha scelto di fuggire via da lì non appena si è sentito minacciato dal movimento di Hamas, spianandogli la strada per massacrare letteralmente dozzine, se non centinaia, dei suoi sostenitori.

Oggi non c’è motivo per credere che Abbas e Fatah siano in grado di non deludere le aspettative nella Striscia di Gaza. Hamas è sicuramente qualcosa di negativo per i palestinesi. Ma chi dice che Fatah possa essere meglio?

© Hudson New York
Traduzione Benedetta Mangano


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venerdì 23 gennaio 2009

Belgio, massacro in un asilo: uccisi due bambini

In Norvegia sparatoria fuori scuola
Belgio, massacro in un asilo: uccisi due bambini

L'irruzione in un asilo a Termonde, a nord di Bruxelles, e tre morti: due bambini ed un adulto. In Norvegia invece una sparatoria fuori da scuola ha provocato due morti.



Paura in una scuola elementare della Norvegia; dramma in un asilo del Belgio. I due Paesi si sono svegliati questa mattina uniti da una tragica coincidenza: due fatti di sangue avvenuti entrambi in strutture per l'infanzia.

A Tromsoe, nel nord della Norvegia, un uomo e una donna sono rimasti uccisi in una sparatoria avvenuta nel parcheggio antistante una scuola. La polizia ha specificato che la situazione appare sotto controllo e che nessun bimbo è stato coinvolto.

A Dendermonde, quartiere fiammingo alle porte di Bruxelles, c'è stata un'irruzione in un asilo nido. Qui un uomo, riferiscono mezzi di informazione locali, è entrato nell'edificio a volto coperto e, armato di coltello, si è accanito sui bambini. Il ministero dll'Interno belga ha comunicato che le vittime sono tre: due bambini e un adulto. Inoltre, secondo il quotidiano Het Laatste Nieuws, venti bambini sarebbero rimasti feriti. Poco dopo l'uomo è stato arrestato, aveva il volto dipinto di bianco e nero.

Secondo le prime testimonianze l'uomo si sarebbe presentato alla scuola (il cui portone era aperto) con il viso dipinto e gli occhi cerchiati in nero chiedendo ad un addetto alla cucina dove erano ospitati i bebè e, coltello alla mano si sarebbe recato nei locali ed avrebbe iniziato a menare fendenti. Le autorità non hanno al momento chiarito chi sia l'adulto ucciso, si sa solo che c'è stata una collutazione tra l'assassino ed alcune persone che tentavano di fermarlo.

Nella scuola al momento dell'aggressione erano presenti 18 bambini tra gli zero e i tre anni e cinque o sei adulti, è stato spiegato in conferenza stampa. Un bimbo ed un dipendendente della scuola sono stati uccisi subito, mentre un altro bimbo è morto in seguito. I feriti al momento ricoverati, è stato spiegato, sono dieci bimbi e un adulto. L'assassino è stato fermato a Labbeke, poco distante da Termonde da un'autopattuglia mentre si allontanava dalla scuola, con calma, in bicicletta.



http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/23/980260-belgio_massacro_asilo_uccisi_bambini.shtml

Gaza, conferenza per la ricostruzione

In Egitto a metà febbraio
Gaza, conferenza per la ricostruzione

È l'ora della conta dei morti. E, mentre la voce delle armi non si è spenta del tutto, spazio a un mix di spiragli negoziali e di guerra delle parole sul fronte israelo-palestinese all'indomani del completamento del ritiro delle forze di Israele dalla Striscia di Gaza.

Così, ad alimentare i primi, sono i segnali di disponibilità al compromesso che sembrano emergere dal governo israeliano verso Hamas per la liberazione del soldato Gilad Shalit. A innescare la seconda, gli avvertimenti reciproci sul futuro e le denunce incrociate sulle colpe d'un conflitto che in tre settimane ha lasciato sul terreno centinaia di morti e ingenti distruzioni. Fonti mediche locali hanno aggiornato ieri la conta delle vittime: 1.330. morti e 5.450 feriti solo tra i palestinesi, mentre manca per ora il suggello di una certificazione internazionale.

Dal canto suo, senza avanzare stime proprie, John Holmes, funzionario dell'Onu a Gaza City, descrive come «estremamente sconvolgente» la conta delle vittime della guerra. E la Croce Rossa sottolinea l'entità delle devastazioni quantificando in 400.000 i cittadini di Gaza rimasti senz'acqua e in 70-100.000 gli sfollati.

Dallo stato maggiore di Tel Aviv si definisce d'altronde «mostruoso e disumano» l'uso di civili come scudi umani di depositi di munizioni o installazioni per il lancio di razzi che Hamas è accusata da più parti d'aver fatto.
Intanto, qualche eco di guerra, intanto, continua a risuonare dal mare, dove unità della marina Usa hanno sbarrato il passo in questi giorni a una nave iraniana in rotta verso la Striscia.

Gli spunti negoziali riguardano invece le speranze di ricostruzione che il premier dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Salam Fayyad, affida ora a una conferenza internazionale dei donatori annunciata per metà febbraio in Egitto.



Marino Collacciani

23/01/2009

http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2009/01/23/980228-gaza_conferenza_ricostruzione.shtml

"Subito un ponte umanitario permanente con Gaza"

LA CITTA' E LA SOLIDARIETA'
"Subito un ponte umanitario permanente con Gaza"
Sono scesi dall’aereo avvolti in coperte rosse e bianche, in braccio alla mamma o alla nonna, impauriti, emozionati. I dieci bambini della striscia di Gaza sono arrivati in Toscana a cercare cure per le loro patologie croniche




Firenze, 22 gennaio 20090 - Sono scesi dall’aereo avvolti in coperte rosse e bianche, in braccio alla mamma o alla nonna, impauriti, emozionati. I dieci bambini della striscia di Gaza sono arrivati nella tarda notte tra martedì e mercoledì in Toscana a cercare cure per le loro patologie croniche.


Soffrono di problemi cardiologici, metabolici, urologici, neurologici gravi. Non sono in pericolo di vita, ma per loro non c’è posto in questo momento negli ospedali palestinesi, impegnati a soccorrere i feriti di guerra. Il più piccolo ha tre mesi e una grave cardiopatia, il più grande solo 13 anni. Una bambina è sulla sedia a rotelle. Due sono stati mandati in cura al policlinico di Siena, altrettanti a Pisa, uno - il più piccino - a Massa. Gli altri cinque sono al Meyer, affidati alle equipe di neurologia, chirurgia, pediatria medica, sottoposti alle analisi per controllare il loro quadro clinico.



"Fino a che non avremo chiara la loro situazione - spiega il direttore generale dell’ospedale fiorentino Tommaso Langiano - non potremo sciogliere la prognosi. Per qualche bambino ci vorranno pochi giorni, per altri anche dei mesi. Quando staranno meglio o saranno stabilizzati potremo rimandarli a casa a curarsi quotidianamente vicino alle loro famiglie".



Le mamme e le nonne sono ospitate dalla Croce Rossa per tutta la permanenza dei piccoli a Firenze.
"Questi dieci bimbi sono solo il primo tassello per la creazione di un ponte umanitario permanente verso il Medio Oriente - commenta il presidente della Regione Claudio Martini, che insieme all’assessore alla pace Massimo Toschi, è andata a Tel Aviv a prendere i piccoli per portarli in Toscana -. Ci è stato permesso di farli uscire dalla striscia di Gaza grazie a un lavoro umanitario e diplomatico che dura da anni e che ci ha accreditato agli occhi del loro governo. Ora vogliamo fare di più".



L’assessore Toschi, spiega ancora Martini, ieri mattina "ha raggiunto un accordo con il ministro della sanità palestinese: nei prossimi giorni avremo altre liste di bimbi che han bisogno di cure. Grazie all’intervento italiano, saranno seguiti negli ospedali palestinesi o in quelli israeliani con equipe miste oppure, se non bastasse, saranno portati in Italia. Come coordinatori delle regioni italiane della parte sanitaria di aiuto al territorio di Gaza, abbiamo già avuto la disponibilità degli ospedali di molte altre nostre regioni. La prossima settimana si incontreranno tutti gli assessori alla sanità per accordarsi su come dare una mano concreta ai bambini del Medio Oriente".

Manuela Plastina



http://lanazione.ilsole24ore.com/firenze/2009/01/22/146107-subito_ponte_umanitario_permanente_gaza.shtml#

La gente di Gaza torna libera, e disperata

REPORTAGE Nella striscia: cosa resta dopo i bombardamenti
La gente di Gaza torna libera, e disperata
Finita la censura imposta di Israele, meno controlli di Hamas: i palestinesi raccontano il loro dramma
DAL NOSTRO INVIATO
GAZA - E’ un momento unico questo per i giornalisti nella striscia di Gaza. Dopo mesi e mesi di chiusura imposta dagli israeliani e di censura sui media locali da parte delle autorità di Hamas, la regione è aperta. La popolazione sembra più incline a parlare del solito. C’è scoramento, rabbia, dolore, confusione. E soprattutto torna a galla l’antica guerra fratricida tra Fatah e Hamas. L’autorità di Hamas è messa in dubbio. Solo nelle ultime 24 ore i suoi poliziotti armati, informatori e miliziani sono tornati a farsi vivi per le strade. E comunque tendono a restare in disparte, meno intrusivi di prima. L’emergenza bombardamenti è al massimo. E le priorità del dopoguerra trionfano sul resto. Dunque si può lavorare. I giornalisti possono muoversi, raggiungere zone che erano sbarrate sino a poco fa.

SFOGHI CONTRO LA GUERRA - Non è difficile sentire pareri di fuoco contro Hamas, contro le debolezze e la corruzione di Abu Mazen, contro il fatto che questa è stata una guerra stupida, inutile, perdente in partenza. «La guerra si fa quando si può vincere. Altrimenti perché battersi?» dicevano ieri scorati un gruppo di pescatori. In uno dei caffè più frequentati dagli studenti dell’Università Islamica sostenevano di essere vittime di Hamas e dei Fratelli Musulmani, sostenevano che ancora una volta i palestinesi sono stati vittime di giochi decisi a tavolino altrove. E’ possibile cogliere il mutare delle opinioni quasi in tempo reale. Nei primi giorni della guerra sembrava prevalere il consenso. La popolazione, esasperata da oltre due anni di embargo e chiusura imposta da Israele (con la collaborazione egiziana), vedeva nel tiro di missili sul Negev un più che legittimo gesto di rivolta.

GLI EFFETTI DELLA PUNIZIONE COLLETTIVA - «Meglio morire subito combattendo, che strangolati lentamente dalla chiusura israeliana. Gaza è diventata una gigantesca prigione a cielo aperto», dicevano in tanti. Anche i più critici con Hamas tendevano comunque a plaudire la vendetta armata. Poi però queste opinioni sono cambiate. Il massiccio bombardamento israeliano è stato terrificante. Un vera operazione di punizione collettiva anche contro i civili, che in certi casi rasenta il crimine di guerra. Il messaggio è stato chiaro, evidente per tutti: dovete assolutamente bloccare Hamas, sappiate che qualsiasi zona dove operano i loro miliziani, specie quelle da dove sparano i missili, potrà venire colpita e rasa al suolo. E’ vero. Quasi sempre, specie nelle zone urbane di frontiera, Israele ha notificato la popolazione con qualche ora di anticipo che avrebbe bombardato. Lo ha fatto con i volantini dal cielo (come avveniva in Libano nel 2006), ma anche utilizzando la rete telefonica locale mandando sms sul sistema Jawwal. Pure, poche ore dopo il bombardamento è stato letale, le incursioni di carri armati e squadre speciali dell’esercito brutali. Durante l’azione militare Israele non ha guardato in faccia a nessuno. Ne abbiamo fatto le spese anche noi, quando con la nostra macchina a metà gennaio siamo stati presi di mira da una pattuglia della fanteria nella zona di Netzarim. Ci hanno sparato contro per due ore, pur vedendo che, dopo le prime raffiche, noi non rispondevamo affatto al fuoco, anzi gridavamo che eravamo giornalisti da dietro una duna. Solo una lunga serie di telefonate con i portavoce militari a Gerusalemme, mentre ancora a Netzarim ci sparavano contro, ha permesso infine la nostra fuga. Ma cosa sarebbe successo a una qualsiasi famiglia palestinese? Quel fatto ci ha fatto capire in diretta la logica delle regole di ingaggio israeliane in questo conflitto.

IL MESSAGGIO DI ISRAELE - E’ stata un’operazione mirata non tanto a distruggere l’apparato militare di Hamas, che per il suo carattere di guerriglia mischiata alla popolazione è ben difficile da annientare, quanto a convincere i palestinesi che d’ora in poi non solo il sostegno ad Hamas, ma anche la sola esistenza di questa organizzazione tra le loro terre, rappresenta un pericolo. E’ ancora difficile capire se Israele abbia avuto successo. Appare però sempre più evidente il malcontento di Gaza. La popolazione è scorata, confusa. C’è chi parla apertamente con nostalgia dell’”età dell’oro” 1967-1987, il periodo precedente la prima intifada, quando c’era sì la repressione militare dell’occupazione israeliana seguita alla Guerra dei Sei Giorni. Ma c’era anche il benessere economico, la possibilità per ogni palestinese di viaggiare in auto da Khan Yunis ad Haifa, Tel Aviv, Gerusalemme. Ci è capitato di sentire più volte negli ultimi giorni gli abitanti di Gaza dire che allora, prima della “stupida e inutile intifada contro i sionisti”, i “nostri datori di lavoro ebrei erano amici, ci pagavano bene, venivano a visitarci qui nelle nostre case e noi andavamo nelle loro”. Dichiarazioni impensabili solo sino a un mese fa, specie qui a “Hamastland” nel cuore di Gaza. Probabilmente sono sentimenti solo temporanei, passeranno presto. Al loro fianco convivono le grida di vendetta, la radicalizzazione dei giovani che oggi, di fronte ai morti e alle case distrutte, chiedono una “nuova guerra santa” e glorificano gli “shahid” morti combattendo. Ma è comunque un momento magico per cogliere tutti questi sentimenti contrastanti. Questo è il momento per raccontare Gaza.

Lorenzo Cremonesi
http://www.corriere.it/esteri/09_gennaio_23/gaza_libera_lorenzo_cremonesi_91d51cbe-e927-11dd-8250-00144f02aabc.shtml

LA STRAGE DI GAZA-ANNO ZERO

Reportage da Gaza - tratto da Anno Zero "La guerra dei bambini"
http://www.youtube.com/watch?v=1MsqS7p7vk0



POLEMICHE CONTRO SANTORO

Annozero, polemica Santoro-Rai
Il cda su Gaza: "E' stato fazioso"
Un giudizio contenuto in un semplice ordine del giorno votato all'unanimità. Immediata e durissima la reazione di Michele Santoro che si sente delegittimato e dice di andare avanti solo per senso di responsabilità. Intanto la Commissione di garanzia per le comunicazioni chiede multe salate per Santoro e Fazio
Una sanzione da 50 mila euro per Michele Santoro e di 10 mila euro per Fabio Fazio. E' quanto avrebbe chiesto la Commissione di garanzia per le comunicazioni in una delibera approvata oggi. Secondo quanto si apprende l'Agcom, che avrebbe diffidato la Rai, si riferirebbe nella delibera alle puntate di AnnoZero in cui è stato chiamato in causa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e a quella di 'Che tempo che fà in cui Marco Travaglio avrebbe dileggiato il presidente del Senato, Renato Schifani.

SCONTRO E' scontro tra Michele Santoro e il Cda della Rai con un duro botta e risposta finale tra il giornalista e il presidente Claudio Petruccioli. Il consiglio di amministrazione definisce faziosa e intollerante la puntata di Annozero del 15 gennaio (La guerra dei bambini), dedicata a Gaza, giudicandola sbilanciata in favore dei palestinesi. Un giudizio contenuto in un semplice ordine del giorno votato all'unanimità. Immediata e durissima la reazione di Michele Santoro che si sente delegittimato e dice di andare avanti solo per senso di responsabilità. "Il Presidente Petruccioli e il Consiglio di amministrazione della Rai - sostiene - mi attaccano pubblicamente senza motivare i loro pesanti giudizi e senza muovermi precisi addebiti sui contenuti della trasmissione". "E' come se - prosegue il giornalista - avessero caricato un'arma per lasciarla in eredità ai loro successori, senza avere il coraggio di tirare il grilletto". Petruccioli risponde con una lettera e rassicura Santoro che nessuno premerà il grilletto. Quello sparo - dice - "a me non arriverà mai; non per viltà come tu accusi, ma per come sono. E non credo ci sia nessuno disposto a tirare quel grilletto". Al presidente che si dice "orgoglioso di aver fatto parte di un Cda che, nei suoi primi mesi di vita, nell'autunno del 2006, ha deciso il tuo rientro in azienda e il reinserimento nei palinsesti della tua storica trasmissione", il giornalista risponde: "dovresti sapere che non hai mai deciso il mio rientro in Azienda. Prima di tutto perché non ho mai smesso di farne parte". E conclude duramente nella controreplica: "riguardo ai miei errori andrebbero indicati puntualmente e non bollati genericamente senza consentire alcuna difesa ma al solo scopo di esporci agli attacchi dei rappresentanti dei Partiti. Comunque in tanti ti saranno riconoscenti. Io no". Santoro, nel pomeriggio, aveva diffuso anche una lunga lettera inviata ai componenti del Cda. "Nel florilegio di dichiarazioni che hanno fatto seguito ad Annozero, a volte assumendo le forme del linciaggio - scriveva - sono completamente scomparsi i contenuti del nostro lavoro. Siamo stati definiti terroristi, portavoce di Hamas, giornalisti spazzatura. Senza che questi insulti suscitassero adeguate reazioni".

http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/102671


17/1/2009

Anno Zero, emozione e sentimento




LUCA RICOLFI

Non conosco personalmente Lucia Annunziata, nonostante abbiamo più o meno la stessa età, proveniamo da ambienti politici affini, scriviamo sullo stesso giornale. In vita mia le ho parlato due o tre volte al telefono, per lavoro.

Però stamattina la prima cosa che ho fatto quando sono arrivato nel mio ufficio all’università è stata di procurarmi il suo numero e chiamarla. Avevo visto la trasmissione di Santoro sulla guerra israelo-palestinese a Gaza, ed ero rimasto sbalordito.

Sbalordito per la partigianeria della trasmissione, accuratamente costruita per vedere le buone ragioni dei palestinesi e ignorare quelle degli israeliani. Sbalordito per il pochissimo spazio concesso al ragionamento e l’enorme spazio lasciato alle viscere. Sbalordito per la strumentalizzazione del genuino e umanissimo dolore di due ragazze, una palestinese e una israeliana, cinicamente buttate nell’arena come fanno gli organizzatori di combattimenti fra galli. Sbalordito per l’incapacità di Santoro di ascoltare una critica (a mio parere giustissima, ma comunque cortese e civile) all’impostazione della sua trasmissione. Sbalordito per la violenza con cui il conduttore, abusando del suo potere, ha più volte coperto la voce di chi esprimeva, o meglio tentava di esprimere, opinioni non conformi (Lucia Annunziata, prima; Tobia Zevi verso la fine della trasmissione). Sbalordito per le parole sprezzanti con cui Santoro ha risposto alle argomentazioni di Lucia Annunziata, accusata di ripetere «le solite scemenze» su Annozero, e addirittura di voler acquisire meriti presso qualche potente (presso chi? che cos’è questo modo obliquo di alludere?). Sbalordito di fronte al comizio finale, in cui Santoro si produceva in una eruzione di indignazione, accusando tutto e tutti (tranne se stesso, eroe incontaminato) di non aver fatto nulla per fermare la guerra.

Ma non era il mio sbalordimento che volevo comunicare a Lucia. Era la mia gratitudine come telespettatore e cittadino. Lucia ha fatto la cosa giusta non solo ad andarsene quando è stata offesa e ricoperta di male parole dal padrone di casa, ma ha fatto bene ad assumersi - finché ha avuto la forza di nuotare controcorrente - il compito, inevitabilmente sgradito e poco «in» dentro quella trappola mediatica, di provare a riportare tutti alla ragione, mettendo fra parentesi le emozioni estreme. Io sono grato a Lucia Annunziata, perché ha tentato di ricordarci una cosa fondamentale: se abbiamo qualche speranza di spegnere gli odi e le incomprensioni che sconvolgono il mondo, in Palestina come nella nostra povera Italia, è in quanto troviamo il modo di raffreddare gli animi, di dar voce a chi ancora cerca di capire le ragioni dell’altro, e di toglierne a chi gli animi cerca di scaldarli, e sa esprimere solo odio, rancore, rabbia, indignazione a senso unico.

Le emozioni, specialmente quelle più o meno artificiosamente esasperate dalla tv, sono quasi sempre brevi, violente, cieche, con un retrogusto amaro. Ecco, c’erano tante emozioni ieri da Santoro, ma così poco sentimento. Perché chi pensa solo a esprimere, a buttar fuori le sue emozioni, può amare o odiare, essere felice o disperato, ma non ha sentimento. Il sentimento comincia quando riesci, almeno un po’, ad essere anche nella testa e nel cuore dell’altro. Quando ascoltare ti interessa di più che parlare. Quando il dolore del tuo nemico diventa anche un po’ tuo. Quando sei capace di patire con lui. È a questo, a trasformare le emozioni in sentimento, che serve il richiamo alla ragione, un richiamo che nello zoo di Annozero molti ospiti avrebbero accettato di buon grado, se solo il domatore non avesse preferito aizzarli, gli uni contro gli altri.

Non so che cosa pensiate voi, cari lettori. Ma dopo tanti anni che seguo la politica, compresa quella che tormenta Israele e la Palestina, io mi sono convinto che se i grandi drammi del mondo non si risolvono mai è anche perché, in questo mondo, la gente normale, umile e semplice, che vorrebbe solo amare, lavorare e vivere in pace, non conta nulla e non ha quasi mai voce. Mentre contano moltissimo tutti coloro che la voce la sanno alzare, che sanno farsi sentire, scaldare gli animi, seminare odio, incomprensione, fanatismo. E in questo loro delirio di onnipotenza cercano ogni volta di trascinare anche i semplici e gli ignari, colpevolizzando chi non capisce e intimidendo chi non ci sta.

È uno spettacolo triste, che va in scena da tempo immemorabile e produce solo odio e morte, checché ne pensino i suoi ambiziosi produttori e registi. Lucia ha fatto bene a ricordarcelo, a mettersi di traverso, a dire «io non ci sto», sobbarcandosi la parte di quella che rompe il gioco e quindi è giudicata «stronzissima» (così si è ironicamente autodefinita lei stessa) da chi il gioco lo ha organizzato e truccato. Peccato non ce l’abbia fatta, perché - se avesse vinto lei - la trasmissione di Santoro avrebbe potuto prendere un’altra piega e diventare un contributo alla comprensione reciproca, anziché l’ennesima istigazione all’odio. Santoro l’ha conclusa dicendo che nessuno fa nulla per fermare la guerra, e rivendicando - almeno lui - di aver tentato di fare qualcosa. Penso sia vero esattamente il contrario: molti, come Manuela Dviri e tante associazioni silenziose, stanno facendo quel che possono per tenere accesa la speranza del dialogo, nonostante tutto e tutti. Quanto a Santoro, un’occasione per aiutare la pace l’avrebbe avuta: non fare una trasmissione come quella che ha fatto, e avere un po’ più di rispetto per chi ha opinioni diverse dalle sue.




http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5485&ID_sezione=&sezione=

mercoledì 14 gennaio 2009

Immediato cessate il fuoco a Gaza-Lo chiedono i leader dell’ecumenismo mondiale

Immediato cessate il fuoco a Gaza
Lo chiedono i leader dell’ecumenismo mondiale

07 gennaio 2009 - (ve/nev) All’indomani dell0 scoppio delle ostilità nella Striscia di Gaza, diversi esponenti di chiese ed organizzazioni ecumeniche mondiali hanno alzato la voce contro il conflitto armato chiedendo un immediato cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) con sede a Ginevra, lo scorso 29 dicembre ha esortato il governo israeliano e i responsabili di Hamas a “rispettare i diritti umanitari e umani”, invitando i contendenti a “cessare immediatamente ogni atto di violenza”. Alla comunità internazionale ha poi rivolto un appello, affinché ogni sforzo sia compiuto per proteggere le popolazioni civili, palestinese e israeliana, e portare gli aiuti necessari. Kobia ha inoltre denunciato ogni tentativo di istituire un blocco nei confronti della Striscia di Gaza teso ad impedire l’afflusso di medicinali, cibo e carburante. Le rappresaglie, perpetrate da ambedue le parti, ha proseguito Kobia, non sono tollerabili nel quadro di un serio tentativo di stabilire la pace.
Lo scorso 30 dicembre da Gerusalemme una dozzina di patriarchi, vescovi e capi di chiese mediorientali, hanno fatto appello alle due parti in causa perché possano ritrovare il lume della ragione e cessare ogni atto di violenza. Tra i firmatari, oltre a esponenti delle chiese di tradizione cattolica orientale (siriana, armena, greca), anche i patriarchi ortodossi delle chiese etiope, copta, latina e greca, nonché il vescovo luterano Munib A. Younan di Betlemme. Il 4 gennaio, prima domenica del nuovo anno, tutte le chiese cristiane dell’area hanno osservato un momento di preghiera ecumenica per la fine del conflitto e per una soluzione stabile di pace.
Una ferma condanna per le ostilità è giunta anche dal presidente della Federazione luterana mondiale (FLM), l’americano Mark S. Hanson, ed è stata reiterata ieri, 6 gennaio, in un comunicato stampa dal segretario generale della FLM, il vescovo Ishmael Noko. L’impegno è quello di promuovere una visione di pace tra israeliani e palestinesi, ma nell’immediato la richiesta è ancora una volta quella di un cessate il fuoco: “L’esercito israeliano si ritiri dalla Striscia di Gaza, e Hamas cessi il lancio di razzi sul Sud di Israele”. E aggiunge: “La FLM condanna gli attacchi di Hamas e di altre organizzazioni militanti quali risposte inaccettabili perché minacciano la vita di un’altra popolazione civile”, mentre ritiene del tutto “sproporzionate le operazioni militari israeliane rispetto all’attuale minaccia, operazioni che sono sfociate in un numero intollerabile di morti civili e di feriti”.
Intanto, nonostante la situazione di conflitto, ieri è partita nella regione una numerosa delegazione di vescovi della Chiesa evangelica luterana del Nordamerica. “In questo tempo difficile come vescovi speriamo che la nostra presenza possa essere fonte di conforto per i nostri fratelli nella regione”, ha dichiarato Mark Hanson, capo delegazione insieme alla vescova canadese Susan C. Johnson. Il viaggio si concluderà il 13 gennaio.


http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=8889

diciannovesimo giorno dell’offensiva israeliana: mille palestinesi uccisi





diciannovesimo giorno dell’offensiva israeliana: mille palestinesi uccisi
Ban Ki-Moon: «Forza eccessiva»
Razzi dal Libano su Israele
Sono caduti nei pressi della città di Kiryat Shmona in una zona non abitata


GAZA - «C'è un uso eccessivo della forza nell'operazione israeliana, che deve essere fermato immediatamente». Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon in una conferenza stampa al Cairo con il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit. «Chiaramente molti palestinesi sono stati uccisi - ha aggiunto Ban Ki-Moon - c'è stata una grande distruzione, una cosa molto triste e inaccettabile. Anche israeliani sono stati uccisi e traumatizzati. Abbiamo condannato questi atti così come l'attacco indiscriminato e sproporzionato e abbiamo chiesto di risparmiare la popolazione civile».

RAZZI DAL LIBANO - Intanto marcoledì mattina gli israeliani sono stati svegliati da due-tre razzi katyusha sparati dal Libano e caduti nei pressi della città di Kiryat Shmona. Il sito web del quotidiano israeliano Haaretz afferma che sono caduti in una zona non abitataMa non si hanno notizie di vittime o feriti. Le forze armate israeliane hanno risposto «in un minuto» al lancio: hanno lanciato a loro volta «quattro razzi che sono caduti a nord di Ghajar», ha detto un responsabile della sicurezza libanese. Secondo questa fonte, un gruppo sconosciuto aveva lanciato in precedenza «almeno un razzo» da «un’area situata a quattro chilometri a ovest del villaggio di Shebaa», nel sud del Libano. Ma fonti della polizia israeliana hanno riferito che «tre razzi sono caduti nella regione di Kyriat Shmona», nel nord della Galilea, vicino alla frontiera con il Libano. La popolazione locale è stata invitata a rimanere al coperto nei rifugi antimissile.

LA NOTTE - Intanto intensi combattimenti hanno continuato ad opporre stanotte gli attivisti palestinesi ai soldati israeliani nella città di Gaza, mentre l’aviazione israeliana ha bombardato il sud della Striscia. L'aviazione israeliana ha colpito 60 obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza, raggiungendo così 160 raid aerei in 24 ore. Un portavoce militare ha detto alle prime ore di questa mattina che fra gli obiettivi colpiti vi sono commissariati di polizia nella città di Gaza, siti di lancio di missili, nove depositi di armi e 35 tunnel per il contrabbando di armi dall'Egitto. Le forze aeree, ha aggiunto il portavoce, sono intervenute anche come supporto all'azione delle truppe di terra.

IL KAMIKAZE - Fonti militari riferiscono anche che un kamikaze di Hamas è stato ucciso mercoledì a Nord di Gaza da paracadutisti israeliani. L'uomo aveva con sè un fucile e un corpetto esplosivo, hanno aggiunto le fonti. I militari israeliani sono rimasti illesi. Nei giorni scorsi fonti militari israeliane hanno riferito che talvolta, per sorprendere da vicino i soldati, i miliziani di Hamas indossano divise militari israeliane. Non è ancora noto se anche il kamikaze ucciso avesse adottato la stessa tattica

IL BILANCIO - Ed è sempre più grave il bilancio dell'Operazione «Piombo Fuso»: secondo fonti mediche locali, il numero dei morti accertati tra la popolazione dell'enclave palestinese ,infatti, sfiora ormai le mille unità. Per la precisione, risultano essere state uccise almeno 975 persone, circa quattrocento delle quali erano donne o bambini. I feriti palestinesi ammontano invece a 4.400. In campo israeliano le vittime restano sempre tredici dal 27 dicembre scorso, di cui solo tre erano militari.

http://www.corriere.it/esteri/09_gennaio_14/gaza_missili_conflitto_bfa5d334-e208-11dd-b227-00144f02aabc.shtml?fr=box_primopiano

martedì 13 gennaio 2009

Gaza: 18° giorno di stragi. Lieberman: "Buttiamo due bombe atomiche"

Home Mondo Medio Oriente Gaza: 18° giorno di stragi. Lieberman: "Buttiamo due bombe atomiche"
Gaza: 18° giorno di stragi. Lieberman: "Buttiamo due bombe atomiche"
Mercoledì 14 Gennaio 2009 00:47


di Matteo Alvisi

Si combatte a Gaza City. Cresce la crisi umanitaria con 1.009 morti e 4.500 feriti. Ban Ki-Moon parte per il medio oriente

ROMA - "Gaza dovrebbe essere cancellata dalle carte geografiche. Hamas si merita lo stesso trattamento che ebbero nella seconda guerra i giapponesi. Lanciamo due bombe nucleari come quelle di Hiroshima e Nagasaky, tanto Israele ne possiede 400."



A pronunciare queste parole non è uno psicopatico, ma Avigdor Lieberman, presidente di Yisrael Beitenu, il quinto partito politico di estrema destra in Israele, che dimostra da sempre una spiccata ispirazione all'odio razziale contro i palestinesi. E così mentre a pochi chilometri di distanza da Tel Aviv i morti continuano a salire uccisi da ogni tipo di arma, Lieberman tiene i suoi discorsi all'Università di Bar-Illan e propone soluzioni al conflitto. In un paese che si riconosce nella democrazia un partito del genere dovrebbe essere bandito immediatamente e il suo leader rinchiuso in un manicomio. Invece succede che quest'uomo continui a racimolare consensi.
Nel frattempo da alcune ore è partita quella che Olmert aveva definito la terza fase. L'esercito israeliano è entrato a Gaza City e prende di mira casa per casa, strada per strada. Nella zona est e nord della città si sono registrati scontri con i miliziani di Hamas, molti dei quali sono morti durante i combattimenti. Il panorama a Gaza è quello di una distruzione totale, come se si fosse scelta la tremenda opzione militare di eliminare completamente il milione e mezzo di palestinesi che risiedono nella Striscia. Un vero e proprio massacro, un genocidio. I morti sono 1.009 e i feriti sono quasi 4.500. La Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa Palestinese hanno denunciato le difficoltà che incontrano per raggiungere i feriti, perchè le bombe arrivano dall'aviazione, dalle navi e dalle truppe di terra.


Avigdor Lieberman, presidente di Yisrael Beitenu


Dopo 18 giorni la situazione è arrivata al collasso totale. L'allarme lanciato dalle organizzazioni sanitarie riguardano anche l'uso delle armi non convenzionali, come quelle al fosforo, riconoscibili attraverso le ferite riportate dai corpi straziati. Ban Ki-Moon segretario generale delle Nazioni Unite parte per il Medio Oriente nel tentativo di far applicare la risoluzione chiesta dall'Onu, la 1860 che chiede a Israele di cessare immediatamente le ostilità e permettere agli aiuti umanitari di entrare nella striscia di Gaza. Ban Ki-Moon parteciperà anche all'incontro della Lega Araba e incontrerà il premier israeliano. "Il mio messaggio e' semplice- ha ribadito il segretario -e va dritto al punto: i combattimenti devono cessare. E' morta troppa gente e troppe sofferenze sono state inflitte alla popolazione civile".



http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=2793:gaza-18d-giorno-di-stragi-lieberman-qbuttiamo-due-bombe-atomicheq&catid=87:medio-oriente&Itemid=277

Sterminio di Gaza: lavori in corso


Sterminio di Gaza: lavori in corso
11/01/2009




Alcune famiglie di palestinesi ci hanno consegnato dei volantini, piovuti dal cielo nei giorni scorsi, lasciati cadere dall'aereonautica israeliana in alternativa alle bombe. Volantino n.1, tradotto dall'arabo: "A tutte le persone residenti in quest'area. A causa delle azioni terroristiche con cui i terroristi presenti nella vostra area stanno aggredendo Israele, le Forze di Difesa Israeliane sono state costrette a reagire immediatamente e ad agire in questo modo nelle vostre zone. Vi esortiamo, per la vostra sicurezza, ad evacuare immediatamente quest'area. Forze di Difesa Israeliane". In pratica l'esercito israeliano sta passando di casa in case appiccicando sugli usci un avviso di "lavori in corso", prima di radere al suolo interi quartieri, affossare per sempre speranze di vita presente e futura. Seppellire sotto tonnellate di macerie chi non ha un posto dove evacuare. Poco fa ci hanno comunicato il lancio di nuovi volantini, avvisano che «la terza fase della guerra al terrorismo sta per iniziare". Sono cortesi i vertici militari israeliani, chiedono collaborazione alla popolazione di Gaza, prima di schiacciarli come insetti. Se i volantini non sono abbastanza persuasivi, ci pensa l'aereonautica a bussare dolcemente sui tetti delle case di Gaza. E' una nuova prassi degli ultimi giorni, piovono bombe un pochino più leggere, abbastanza per scoperchiare i tetti delle abitazioni e invitare gli abitanti all'evacuazione. Dopo due o tre minuti l'aviazione ripassa e non rimane più niente dell'edificio. Evacuare, ma evacuare dove? Non ci sono posti al sicuro lungo su tutta la Striscia, io personalmente temo di più per la mia vita sopra un'ambulanza, o passando di fianco ad una moschea o una scuola, che dinnanzi ad uno dei palazzi governativa ancora in piedi. Ieri notte a 20 metri da casa mia, i caccia israeliani hanno tirato giù la stazione dei pompieri. Sulla strada parallela al porto ho scoperto stamane dei crateri profondi diversi metri come se fossero piovuti meteoriti in un film di fantascienza. La differenza è che qui gli effetti speciali fanno parecchio male. Girando per i corridoi dell'ospedale Al Shifa, affollati di feriti in attesa di cure, è possibile imbattersi in un dottore dai tratti somatici non propriamente arabi, è Mads Gilbert, medico norvegese dell'organizzazione non governativa Norwac. Gilbert, anestesista, conferma il sospetto di armi proibite utilizzate da Israele sui civili di Gaza: "molti feriti arrivano con amputazioni estreme, con entrambe le gambe spappolate, che io sospetto siano provate da armi Dime". Questo mentre Navi Pillay, Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, denuncia "gravissime violazioni che possono costituire crimini di guerra". L'ultimo di questi crimini poche ore fa, a Est di Jabalia, una famiglia che si apprestava a evacuare, si stava rifornendo di scorte alimentari in uno dei piccoli negozi ancora aperti, bombardato. 8 vittime, tutte appartenenti alla stessa famiglia, quella di Abed Rabbu, 10 feriti gravi. Fra le persone che incontro per strada l'impressione è quella che Israele abbia deciso di prendersela con calma, le bombe cadono costantemente e le forze di terra avanzano lentamente. I soldati non hanno problemi nel procacciarsi razioni k, le razioni alimentari militari, a differenza della gente di Gaza che non trova più il pane. I panettieri, esaurite le scorte di farina, hanno iniziato a mescolarla con quella animale per sfornare le pagnotte. Oppure ci si ciba di quello che qui chiamano pane-penicillina. E' pane ammuffito, avanzi di produzioni vecchie di settimane, verde di muffa. Lo si mette su un piccolo fuoco ricavato da un paio di ceppi di legno, vi assicuro che non è proprio una prelibatezza. Israele continua a diffondere, specie via internet, immagini riprese dal cielo che dimostrerebbero come i suoi attacchi sono precisi e mirati a "terroristi" o ipotetici magazzini di scorte di armi ed esplosivo. L'altissimo conto di vittime civili, bastano da sole a smentire questi video. Mi chiedo come Israele possa definirsi civile e democratico, se per stanare e uccidere un suo nemico nascosto in un edificio popolato, il suo esercito non esitano un attimo ad abbatterlo seppellendoci sotto decine di innocenti. Rifletteteci un attimo, sarebbe come se l'esercito italiano per catturare un pericoloso boss mafioso, iniziasse a bombardare pesantemente il centro di Palermo. Sono 821 i morti palestinesi nel momento in cui scrivo, 93 le donne ammazzate, 235 i bambini. 12 i paramedici uccisi nell'adempimento del loro dovere, 3 i giornalisti morti con la macchina fotografica appesa al collo. Ben 3350 i feriti, più della metà sono minori di diciotto anni. Secondo il centro Mezan per i diritti umani, noto per la sua attendibilità, sono l'85% delle vittime totali i civili palestinesi massacrati in due settimane. Il computo delle vittime civile israeliane, fortunatamente, è fermo a quota 4. Se Le Nazioni Unite non riescono a proteggere la popolazione civile palestinese dalle massicce violazioni di Israele agli obblighi umanitari internazionali, ci proveranno i miei amici del Free Gaza Movement, pronti a sbarcare a Gaza fra un paio di giorni. Sono dottori, infermieri e attivisti per i diritti umani, che ritengono loro preciso dovere morale fare quello è possibile per fornire qualche misura di protezione. Ci avevano già provato ad arrivare martedì 31 dicembre sulla Dignity. La marina israeliana aveva speronato la nostra barca, in acque internazionali, tentando di affondarla, successivamente aveva parlato di "incidente". Attenderò i miei amici con il loro carico di aiuti umanitari fra le macerie di quel che resta del porto, e voglio sperare che non si ripetano altri "incidenti" in alto mare. Il secondo volantino piovuto dal cielo che abbiamo tradotto è una vera chicca (è possibile trovare le foto di entrambi i volantini sul sito http://guerrillaradio.iobloggo.com/): "Ai cittadini di Gaza. Prendetevi la responsabilità del vostro destino! A Gaza i terroristi e coloro che lanciano i razzi contro Israele rappresentano una minaccia per le vostre vite e per quelle delle vostre famiglie. Se desiderate aiutare la vostra famiglia e i vostri fratelli che si trovano a Gaza, tutto quello che dovete fare è chiamare il numero indicato di seguito e darci informazioni riguardo alle posizioni in cui si trovano i responsabili dei lanci dei razzi e le milizie terroriste che fanno di voi le prime vittime delle loro azioni. Evitare che vengano commesse atrocità è ora vostra responsabilità! Non esitate!.. E' garantita la più totale discrezione. Potete contattarci al seguente numero: 02-5839749.Oppure scriverci a questo indirizzo di posta elettronica per comunicarci qualunque informazione abbiate riguardo a qualsiasi attività terroristica: helpgaza2008@gmail.com ". Molti mi scrivete dall'Italia avvinti dalla frustrazione di non potere fare nulla dinnanzi a questo genocidio in corso. Vi invito a continuare a manifestare la vostra indignazione e a tifare per i diritti umani. Se poi avete 5 minuti di tempo e un gettone telefonico da spendere, i riferimenti contenuti nell'ultimo velatino potrebbero tornarvi utili per comunicare il vostro pensiero a chi per via area, marina, terrestre, decide cinicamente sul destino di un milione e mezzo di persone. Mai gettone fu speso meglio, quei 235 bambini massacrati ve lo chiedono. Restiamo umani. Vik
Vittorio Arrigoni blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/

website della missione: http://www.freegaza.org/
e www.palsolidarity.org

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COMITATO ONU DIRITTI INFANZIA: DEVASTANTI EFFETTI GUERRA SUI BAMBINI


STRISCIA DI GAZA
13/1/2009 22.18
COMITATO ONU DIRITTI INFANZIA: DEVASTANTI EFFETTI GUERRA SUI BAMBINI

Giustizia e Diritti umani, Brief


“Profonda preoccupazione per gli effetti devastanti dell’offensiva militare a Gaza rispetto ai minori” è stata espressa oggi dal Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia. “Centinaia di bambini sono stati uccisi o feriti, molti in maniera grave – hanno scritto in una nota i 18 componenti del Comitato – molti hanno anche perso i loro cari; le continue violenze e la distruzione di abitazioni, generi di conforto e infrastrutture stanno gravemente compromettendo i diritti umani soprattutto in relazione a salute, educazione e vita familiare”. Gli effetti di tutto ciò che l’intera popolazione palestinese sta vivendo, sottolinea il Comitato dell’Onu, avranno durature ripercussioni anche psicologiche su intere generazioni. In base all’articolo 38 della Convenzione sui diritti dell’infanzia, ratificata da 193 nazioni tra cui Israele, nel corso di conflitti armati i paesi firmatari devono prendere misure tali da assicurare la protezione dei minori e il rispetto del diritto umanitario internazionale. Ciononostante, il Comitato sottolinea che “molti bambini hanno perso la loro vita proprio per il mancato rispetto delle raccomandazioni della convenzione e che sono state colpite anche scuole, alcune delle quali gestite dalle stesse Nazioni Unite. Facendo proprio l’appello della risoluzione 1860 del Consiglio di sicurezza dell’Onu il Comitato sui diritti dell’infanzia ha chiesto un’immediata cessazione delle ostilità.[GB]






http://www.misna.org/news.asp?a=1&IDLingua=2&id=234937

Gaza, intensificati gli attacchi


Gaza, intensificati gli attacchi
Israele colpisce da terra e da cielo
Palestinesi sotto assedio nella Striscia di Gaza. Gli Israeliani combattono casa per casa, mentre si susseguono i raid con gli aerei.
La morsa dell'esercito israeliano si è stretta ancora di più sui palestinesi della striscia di Gaza, dove gli scontri avvengono casa per casa, parallelamente ai raid aerei. La popolazione sta sempre peggio, sono decine di migliaia gli sfollati che hanno cercato rifugio, sperando di salvarsi, nelle scuole dell' Unrwa (l'Agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi).

ABU MAZEN. Il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha accusato Israele di voler "annientare" i palestinesi della Striscia.

VITTIME. Negli scontri odierni, secondo stime dei medici a Gaza, sono stati uccisi almeno 47 palestinesi, portando a oltre 970 il numero dei morti dall'inizio dell'operazione "Piombo Fuso". I feriti sarebbero ora oltre 4.000. Anche alcuni soldati israeliani sono stati feriti oggi e finora le perdite israeliane sono di 13 uccisi: 10 soldati, in parte colpiti da fuoco amico, e tre civili.

IL GOVERNO ISRAELIANO. Il governo israeliano sembra disposto ad attendere ancora alcuni giorni l'esito sia dell'intensa attività diplomatica internazionale che cerca di arrivare a un cessate il fuoco sia della sua pressione militare su Hamas. Ha perciò di nuovo rinviato l'ordine alle truppe di entrare nel cuore dei centri abitati, operazione rischiosa e con probabile grande numero di vittime tra la popolazione civile in considerazione dell'alta densità abitativa per chilometro quadrato. Sul terreno perciò l'avanzata dei soldati appare lenta e attentamente calibrata. Israele vede nelle ultime dichiarazioni dei leader di Hamas a Gaza, soprattutto nel discorso del premier Ismail Haniyeh, un chiaro segnale di prossima resa e di rinuncia alle condizioni poste da questo movimento islamico per una tregua. Ma è un'interpretazione che sembra troppo ottimistica anche se da Hamas si intravvedono segni di ridimensionamento di alcune delle sue condizioni.

HAMAS CHIEDE MODIFICHE AL PIANO PER LA TREGUA. Esponenti di Hamas continuano a chiedere profonde modifiche al piano egiziano di tregua che ritengono non soddisfi le loro condizioni minime. Al tempo stesso però Hamas sembra aver rinunciato a un'immediata apertura dei valichi di confine a Gaza, che era una delle sue condizioni per una tregua. Fonti di Hamas, citate dal quotidiano arabo Al Hayat, edito a Londra, hanno detto che il movimento, pur restando ostile a una forza internazionale a Gaza sul confine con l'Egitto, non si oppone alla presenza di soldati turchi, in quanto "provenienti da un paese musulmano di cui ci fidiamo".

EGITTO. Israele intanto si accinge a inviare di nuovo al Cairo Amos Ghilad, consigliere politico del ministro della difesa, per continuare i colloqui sulla formazione di un meccanismo che dia allo Stato ebraico sufficienti garanzie di prevenzione del contrabbando di armi dall'Egitto ad Hamas.

COMBATTIMENTI. Mentre proseguono i combattimenti, con intensi raid aerei su decine di obiettivi, 800.000 abitanti di Gaza City hanno trascorso un'altra notte di insonnia e di paura. Fonti locali hanno constatato che le forze israeliane di terra hanno rafforzato le proprie posizioni a est, a ovest e a sud della città. In molte aree si continua a combattere e l'Unrwa calcola che sia destinato a crescere il numero di 30 mila sfollati che già hanno chiesto rifugio nelle sue scuole. Nello stesso tempo, i soldati di Tsahal sono impegnati in difficili perlustrazioni nei tunnel e nei bunker predisposti da Hamas per ostacolare l'offensiva. In nottata un'esplosione si è verificata a nord di Gaza in una casa minata e quattro paracadutisti sono rimasti feriti. Anche oggi Israele ha sospeso per alcune ore i combattimenti per consentire l'ingresso nella Striscia di aiuti umanitari. Almeno una dozzina di razzi, sparati da Hamas, hanno colpito il territorio israeliano ma senza causare vittime.In Cisgiordania, colpi d'arma da fuoco sparati dal versante giordano del confine hanno avuto come obiettivo un gruppo di soldati che hanno risposto al fuoco. Un portavoce militare ha detto che nessun soldato è stato colpito e che si ignora chi abbia aperto il fuoco. Un portavoce militare giordano ha affermato che la notizia è infondata.

Esplosione nella Striscia di Gaza (foto: AP)

http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/101414

Gaza stretta dalle forze israeliane. Onu: nessun luogo è sicuro


Gaza stretta dalle forze israeliane. Onu: nessun luogo è sicuro
martedì, 13 gennaio 2009 10.26






di Nidal al-Mughrabi

GAZA (Reuters) - Il più alto comandante delle truppe israeliane ha detto che c'è ancora "del lavoro da fare", nel diciottesimo giorno di offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza.

Il numero di morti palestinesi è salito a 971, ha detto il ministero della Sanità, parlando di 400 tra donne e bambini fra le vittime. Il principale consigliere Onu nella zona a Gaza ha lanciato un appello alla comunità internazionale chiedendo di proteggere i civili di Gaza, dicendo che nel territorio dove abitano un milione e mezzo di persone non c'è nessun luogo che sia al sicuro, di fronte ad un conflitto diventato "un test per la nostra umanità".

"Tutte le persone, la prima cosa e l'ultima cosa che mi dicono è: per favore abbiamo bisogno di protezione, non si è al sicuro da nessuna parte", ha detto John Ging, direttore delle operazioni di soccorso Onu ai giornalisti in videoconferenza a Ginevra.

Secondo Israele 10 suoi soldati e tre civili sono stati uccisi da razzi di Hamas.

Le forze israeliane hanno rafforzato la loro presa sulla periferia della città di Gaza.

Il suono delle esplosioni è riecheggiato a Gaza city, città di 500.000 abitanti, dopo che i carri armati israeliani sono arrivati sempre più vicino senza entrare nel suo centro densamente popolato, riferiscono i residenti.

Operatori sanitari hanno detto che 12 militanti palestinesi, alcuni dei quali membri di Hamas, sono stati uccisi negli scontri di questa mattina.

Hamas ha detto che le sue forze hanno fatto detonare dell'esplosivo sotto veicoli blindati israeliani e hanno combattuto contro le forze israeliane supportate dal fuoco di navi ed elicotteri.

Gli aerei israeliani hanno colpito 60 obiettivi, comprese le gallerie usate dai militanti di Gaza per contrabbandare armi attraverso il confine dall'Egitto, strutture per la produzione di armamenti e posti di comando di Hamas, secondo quanto riferito dall'esercito.

Due razzi palestinesi hanno colpito la città israeliana di Beersheba, senza causare vittime.

"Abbiamo ottenuto molto nel colpire Hamas e le sue infrastrutture, il suo governo e il suo braccio armato, ma c'è ancora lavoro da fare", ha detto ad una commissione parlamentare il generale Gabi Ashkenazi, capo di stato maggiore delle forze armate israeliane.

"Stiamo lavorando per approfondire il colpo al suo braccio militare, ridurre il fuoco (di Hamas), rafforzare il potenziale deterrente (israeliano) e migliorare la sicurezza per i residenti nel sud di Israele che vivono sotto la minaccia" del lancio di razzi.

BAN KI-MOON: SUBITO STOP

Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, si sta dirigendo nella regione per una settimana di colloqui con i leader di Egitto, Israele, Giordania e Siria nel tentativo di mettere fine allo spargimento di sangue.

"Il mio messaggio è semplice e va dritto al punto: i combattimenti devono cessare. A entrambe le parti dico: fermatevi adesso", ha detto Ban ai giornalisti prima della partenza.



© Reuters 2009. Tutti i diritti assegna a Reuters.

http://www.borsaitaliana.reuters.it/news/newsArticle.aspx?type=topNews&storyID=2009-01-13T212607Z_01_MIE50C0PG_RTROPTT_0_OITTP-PALESTINA-ISRAELE.XML

Human Rights Watch e i pacifisti: "Usate bombe al fosforo". Israele: "Kamikaze travestiti da soldati per fare strage"


Diciottesimo giorno dell'offensiva Piombo Fuso, l'esercito avanza in diversi quartieri della città
Hamas apre al piano egiziano. Domani negoziatore israeliano al Cairo
Proseguono i raid, battaglia a Gaza
pressing dell'Onu per la tregua
Human Rights Watch e i pacifisti: "Usate bombe al fosforo". Israele: "Kamikaze travestiti da soldati per fare strage"



UN NUOVO appello a far tacere le armi nella Striscia di Gaza è arrivato oggi da Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite, pressato da più parti per raggiungere una tregua. "Troppe persone sono morte", ha lamentato Ban, "ci sono state troppe sofferenze per i civili" e a Gaza "si stanno distruggendo le fondamenta della società", dalle infrastrutture alle scuole.

Riad Mansour, delegato palestinese all'Onu, ha chiesto una nuova riunione del Consiglio di sicurezza - la prima dopo il via libera alla risoluzione di giovedì scorso non ancora rispettata da entrambe le parti - durante la quale si è rivolto a Ban Ki-moon dicendo che "deve continuare a fare pressioni su tutte le parti per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza richiesto dalla risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza".

Dopo le consultazioni, Ban Ki-moon è partito per il Medio Oriente per un tour diplomatico di diversi giorni che inizierà in Egitto, toccherà Gaza, Cisgiordania, Israele e finirà in Kuwait, dove venerdì è in calendario una riunione ad alto livello della Lega Araba sul conflitto tra Israele e Hamas.

L'Egitto, impegnato in prima linea per trovare una soluzione, non ha ancora ricevuto una risposta definitiva da Hamas sul suo piano per il cessate il fuoco nonostante uno dei leader del movimento radicale palestinese, Mussa Abu Marzuk, da Damasco abbia confermato oggi che "esiste una chance di accettare l'iniziativa egiziana" se saranno effettuate le modifiche richieste. Intanto Israele ha confermato che il negoziatore israeliano, Amos Gilad, si recherà al Cairo nella giornata di domani. Da quello che avverrà al Cairo, hanno fatto sapere funzionari della Difesa israeliani, dipenderà anche il futuro delle operazioni a Gaza.


L'offensiva Piombo Fuso, giunta al diciottesimo giorno, è continuata senza sosta. Gli ottocentomila abitanti di Gaza City hanno trascorso un'altra notte di insonnia e di paura, mentre l'aviazione e la marina israeliana colpivano decine di obiettivi di Hamas. In mattinata fonti locali hanno poi constatato che le forze israeliane di terra avevano rafforzato le proprie posizioni in tre quartieri della città di Gaza, Tal al-Hawa, Ajiline e Zeitoun.

Tregua nelle tre ore giornaliere di cessate il fuoco per consentire il transito degli aiuti. Oggi a scortare un convoglio umanitario c'era anche il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Jakob Kellenberger, che ha visitato i pazienti dell'ospedale Shifa di Gaza.

Intanto il presidente dell'Anp, Abu Mazen, ha accusato Israele di voler "sterminare" i palestinesi della Striscia di Gaza. "Questo è il diciottesimo giorno dell'aggressione israeliana contro il nostro popolo, che è diventata ogni giorno più feroce con il numero delle vittime che sale", ha dichiarato Abu Mazen aprendo una riunione del Comitato esecutivo dell'Olp a Ramallah. "Israele prosegue nella sua aggressione per sterminare il nostro popolo laggiù".

Si moltiplicano intanto le denunce contro Israele per l'utilizzo di bombe al fosforo e armi non convenzionali nella Striscia di Gaza. Alle accuse di Human Rights Watch e alle testimonianze dei medici di Gaza, si è aggiunto un comunicato dell'associazione pacifista israeliana B'tselem. "Informazioni confidenziali ricevute da B'Tselem", si legge sul sito dell'organizzazione pacifista, "indicano che Israele sta utilizzando fosforo bianco nella Striscia di Gaza".

Dall'altra parte il capo di Stato maggiore israeliano, Gabi Ashkenazi, parlando dell'andamento dell'offensiva piombo fuso davanti ai deputati della commissione esteri e difesa della Knesset, ha affermato che militanti di Hamas si travestono con le uniformi dei soldati israeliani per tentare di compiere attentati suicidi.

(13 gennaio 2009)



http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/medio-oriente-47/gaza-13-genn/gaza-13-genn.html

Israele avanza verso il cuore di Gaza


Israele avanza verso il cuore di Gaza
Migliaia di riservisti sono entrati nella notte in città e si spingono verso le aree più densamente popolate. Olmert: "Pugno di ferro con Hamas se non interrompe il lancio di razzi"



Gerusalemme, 12 gennaio 2009 - Nel tentativo di dare la spallata finale ad Hamas, Israele ha bombardato anche oggi tunnel e depositi di armi nelle case di miliziani, a Gaza. Avanza anche l’operazione di terra: migliaia di riservisti sono entrati nella notte in città e si spingono verso le aree più densamente popolate, anche se l’esercito smentisce di essere entrato nella ‘terza fase' delle operazioni.



Secondo fonti locali, però i proiettili dei tank e degli aerei militari hanno raggiunto diversi quartieri della capitale e i campi profughi di Jabalya e Beit Lahia, nel nord; cannoneggiati anche il quartiere di Sheij Aylin e il quartiere di Zeitun, uno dei più colpiti dal bombardamento aereo. Il nuovo bilancio, parla di oltre 900 vittime palestinesi.



E mentre il capo dello Shin Bet si dice certo che i miliziani di Hamas si stiano nascondendo anche negli scantinati dell’ospedale costruito da Israele nella città (certi che non sarà colpito per via dei malati ricoverati ai piani superiori), i palestinesi continuano a lanciare razzi su Israele: oggi ne sono piovuti una decina, uno dei quali ha centrato in pieno una casa di Ashkelon, i cui abitanti si erano poco prima rifugiati in un bunker.



Dura reazione del premier israeliano Ehud Olmert: "Se Hamas non interrompe il lancio dei razzi risponderemo con il pugno di ferro" ha affermato. Anche Bush, nella sua ultima conferenza stampa prima della fine del mandato, ha avvertito che "un cessate-il-fuoco sostenibile si potrà avere" solo con il silenzio delle armi di Hamas. Da parte sua il gruppo islamico ha reagito con un nuovo sfoggio di ottimismo: la vittoria su Israele, ha fatto sapere un portavoce, è più vicina che mai.



Al Cairo intanto Israele - probabilmente per dare un segnale ad Hamas - ha rinviato l’arrivo in Egitto dell’emissario, Amos Gilad. Ma Tony Blair, inviato in Medio Oriente del Quartetto, al termine dell’incontro con il presidente Hosni Mubarak ha detto che sono state gettate le basi: i colloqui sono a un punto delicato, ma nonostante le difficoltà, nel giro di un paio di giorni si potrebbe arrivare a un accordo.



In realtà, il governo israeliano sembra spaccato tra chi - come il ministro della Difesa, Ehud Barak, e la titolare degli Esteri, Tzipi Livni, spinge perchè l’operazione ‘Piombo FusO' termini a breve; e chi come il premier Ehud Olmert, vuole estendere ulteriormente l’offensiva. E mentre il Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha adottato una risoluzione di "forte condanna" dell’offensiva a Gaza in cui ha accusato Israele di essersi macchiato di "gravi" violazioni contro la popolazione dell’enclave costiera, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha confermato che sta preparando una missione in Medio Oriente, in cui farà tappa anche a Damasco.



Da parte sua la presidenza di turno ceca dell’Unione europea ha annunciato che convocherà una conferenza dei donatori per coordinare gli aiuti destinato alla popolazione de Striscia di Gaza.

Fonte Agi

http://quotidianonet.ilsole24ore.com/esteri/2009/01/12/143737-gaza_nuovi_raid_israeliani_nella_notte.shtml

domenica 11 gennaio 2009

Rania di Giordania, la regina dei bambini


Rania di Giordania, la regina dei bambini


La regina di Giordania, Rania Al Abdullah, attiva promotrice dei diritti umani nel mondo arabo e dal 2007 “Difensore emerito dell’infanzia” per l’UNICEF ha lanciato un accorato appello per un immediato cessate il fuoco e per la tutela dei bambini e dei civili di Gaza, teatro della massiccia offensiva militare lanciata da Israele. Inoltre la regina Rania è tra coloro che nel Paese arabo hanno deciso di donare il proprio sangue a favore dei palestinesi residenti nella Striscia di Gaza. Ecco il testo integrale dell’appello di Rania di Giordania pronunciato ad Amman:

La nostra umanità è incompleta

Tutti gli esseri umani nascono liberi e pari in dignità e diritti...Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Ognuno ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale...Articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Da 41 anni la gente di Gaza vive sotto occupazione. Da 18 mesi, vive sotto assedio. E da 10 giorni la popolazione di Gaza è soggetta ad attacchi militari crudeli e ininterrotti.
O la Dichiarazione non è così “universale” oppure gli abitanti di Gaza non sono esseri umani, meritevoli dei medesimi diritti “universali” degli altri. Questo è il messaggio che il mondo sta inviando oggi.
Oggi sono qui con altri rappresentanti di organizzazioni della famiglia delle Nazioni Unite per condividere con noi la gravità della crisi umanitaria di Gaza.
Ma non c’è solo la crisi umanitaria di Gaza... c’è una crisi nella nostra umanità globale. Nelson Mandela una volta ha detto che “la nostra libertà è incompleta senza quella dei Palestinesi”. Oggi io vi dico: la nostra umanità è incompleta senza di loro. È incompleta. Non è universale.
Questo è allora il messaggio che io mando ai leader del mondo: La nostra umanità è incompleta quando i bambini, a qualunque nazione appartengano, sono vittime di operazioni militari.
Sono morti finora più di 70 bambini. Quasi 600 sono rimasti feriti. Cosa dice il mondo alle loro madri? Alla madre che ha perso cinque figlie in un solo giorno? Alle madri che vedono i loro figli preda del dolore e del terrore, alle prese con traumi superiori a quelli che chiunque di noi vive nell’arco di una vita intera?
Dirà che si trattava di danni collaterali?
Che le loro vite non contano?
Che le loro morti non contano?
Che i bambini di Gaza non hanno “diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza”?
Cosa diremo loro?
È imperativo che ogni nazione agisca per fermare questo conflitto e per far aprire tutti i varchi, specialmente quello di Karni [il principale valico per il passaggio di merci tra Gaza e Israele], per consentire un transito sicuro ai cereali, ai farmaci, al carburante e agli altri beni di vitale importanza.
Come minimo, dobbiamo premere per un cessate il fuoco: una tregua umanitaria, una tregua per l’infanzia, per soccorrere i feriti, per cercare i corpi di coloro che sono seppelliti sotto le macerie, per aiutare i malati e gli anziani intrappolati nelle loro case, per portare medicine, attrezzature e personale umanitario.
Come minimo, i governi dovrebbero...anzi, devono contribuire all'appello di emergenza dell’UNRWA per 34 milioni di dollari, necessari per i bisogni immediati dei civili innocenti di Gaza.
I bambini di Gaza, quelli uccisi e quelli che sopravvivono a malapena...le loro madri, i loro padri...non sono danni collaterali accettabili. Le loro vite contano, la loro scomparsa conta. Non sono separabili dal resto della nostra umanità: non lo è alcun civile, non lo è alcun bambino.
Pubblicato da VicenzaPopolare
http://vicenzapopolare.blogspot.com/2009/01/rania-di-giordania-la-regina-dei.html

Gaza, la Siria accusa Israele di "crimini di guerra"


11/1/2009 (18:20)
Gaza, la Siria accusa Israele di "crimini di guerra"
Allarme israeliano per spari siriani sui soldati nel Golan, ma non ci sono feriti
GERUSALEMME
Il ministro degli Esteri siriano, Walid Mouallem, ha accusato Israele di aver commesso dei «crimini di guerra» nella sua offensiva militare contro Hamas nella Striscia di Gaza. «Israele ha commesso dei crimini di guerra, uccidendo donne e bambini, soccorritori e giornalisti e utilizzando bombe al fosforo bianco», delle munizioni controverse, ha dichiarato Mouallem nel corso di un conferenza stampa congiunta con il suo omologo brasiliano Celso Amorim.

Ma il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, fa sapere che Israele «si trova nel mezzo di una guerra contro il terrorismo», e che quello che si sta combattendo nella Striscia di Gaza «non è un conflitto ’una tantum’ e non cesserà con un accordo».

Tzipi Livni ha ribadito che Israele ha avviato la sua offensiva contro Hamas per «raggiungere i suoi obiettivi militari e per chiarire una volta per tutte che non tollererà più» una situazione come quella che si era venuta a creare, con le comunità israeliane del sud continuamente attaccate con razzi Qassam dai gruppi palestinesi di Gaza.

Oggi almeno 17 missili sono stati sparati dalla Striscia di Gaza contro il sud di Israele, uno dei quali caduto nel cortile di una scuola di Ashdod.

Un altro razzo è caduto invece a dieci metri dalla casa del nuovo sindaco di Sderot, David Buskila, eletto lo scorso novembre. Non si registrano vittime o feriti.

Ieri erano caduti sulle comunità israeliane nel Negev occidentale almeno 21 razzi palestinesi.

Il presidente eletto degli Stati Uniti Barack Obama oggi ha ribadito le parole pronunciate a Sderot: «Penso che sia un principio fondamentale di ogni Stato il dovere di proteggere i propri cittadini». Obama allora disse: «Se qualcuno tirasse dei razzi sulla mia casa ogni sera, dove dormono le mie figlie, farei tutto quello che è in mio potere per fermarlo». Il prossimo inquilino della Casa Bianca, oltre a ribadire il suo sostegno a Israele, annuncia anche che intende impegnarsi nel processo di pace in Medio Oriente sin dal primo giorno del suo insediamento, ma senza una netta rottura con la linea seguita dall’amministrazione Bush.

Intanto oggi vicino al reticolato di confine sulle alture del Golan colpi di arma da fuoco sono stati sparati dal territorio siriano contro soldati israeliani impegnati in lavori di ingegneria. Lo ha riferito un portavoce militare israeliano, secondo il quale nessun soldato è stato colpito mentre un automezzo è stato danneggiato.

Israele ha denunciato l’incidente all’Undof, la forza di osservatori dell’Onu nel Golan. Israele ha accentuato le misure di sicurezza lungo i suoi confini dall’inizio della sua offensiva nella Striscia di Gaza.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200901articoli/39953girata.asp