NOTIZIE DEI BAMBINI CHE SOFFRONO NEL MONDO

giovedì 11 giugno 2009

Strage in un mercato di Nassirya


Strage in un mercato di Nassirya

Nassirya, 10-06-2009

Attentato questa mattina in un mercato vicino a Nassirya, il bilancio provvisorio è di 30 morti e 70 feriti. Un autobomba è esplosa alle 9 locali nel mercato del villaggio di Batha, cittadina nel sud dell’Iraq a una trentina di chilometri da Nassirya.

L'attenattore è riuscito a fuggire
Secondo quanto riferiscono fonti di al Jaazera il bilancio delle vittime, tra cui molte donne e bambini, non è ancora definitivo, ma sembra destinato a salire. "L'attentatore che ha eseguito l'attacco di oggi a Nassiriya è riuscito a fuggire prima che esplodesse l'autobomba", raccontano diversi testimoni oculari. Per altre fonti "l'auto esplosa era parcheggiata ed a bordo non c'era nessuna persona".
I cittadini della zona avevano più volte denunciato la presenza nella zona di auto sospette, senza che fossero risultate pericolose.

La folla inferocita si scaglia contro la polizia
La polizia subito dopo l’attentato è dovuta intervenire per sedare una protesta spontanea della popolazione, sparando anche contro la folla inferocita per la mancanza di sicurezza. La polizia ha ferito un manifestante e ne ha arrestati altri.

Gli ayatollah invitano i fedeli a donare il sangue per i feriti
Il rappresentante a Nassiriya del grande ayatollah Ali Sistani, massima autorità sciita irachena, lo sheikh Mohammed al Nasri, ha lanciato un appello attraverso una emittente radio locale affinché gli abitanti della zona vadano in ospedale a donare il sangue per aiutare i feriti. La regione di Nassiriya, capoluogo della provincia a stragrande maggioranza sciita di Dhi Qar, e' relativamente tranquilla ormai da almeno un paio di anni, così come gran parte del sud del Paese.
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=120871

Incendio iperbarica: morto bimbo


» 2009-06-11 19:46
Incendio iperbarica: morto bimbo
Un'agonia durata 41 giorni dall'incidente in cui mori'la nonna
(ANSA)- CASERTA, 11 GIU - Il bimbo di 4 anni rimasto ustionato nell'incendio della camera iperbarica del Centro Ocenhbo di Fort Lauderdale,in Florida, e' morto. Lo ha annunciato il comune di San Felice a Cancello, dove il piccolo, affetto da tetraparesi spastica, risiedeva. Il bimbo era rimasto ustionato nell' incendio della camera perbarica, il 1 maggio scorso ,insieme alla nonna di 64 anni, morta nell'incendio. Si curava li' grazie alla solidarieta'della sua comunita'. Proclamato un giorno di lutto cittadino.








http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2009-06-11_111390807.html

martedì 9 giugno 2009

Bimba muore cadendo da una finestra-I bambini non vanno mai lasciati da soli !

Bimba muore cadendo da una finestra
Palermo, durante una festa di comunione
Una bambina di 4 anni, Sofia Chiavetta, è morta domenica sera a Palermo cadendo da una finestra al quarto piano dell'Hotel San Paolo durante una festa per una prima comunione. Secondo gli investigatori, la bambina stava giocando con un gruppo di coetanei all'interno degli ascensori dell'albergo e si è persa, trovandosi da sola al quarto piano. Impaurita, avrebbe aperto una finestra cadendo nel vuoto da oltre venti metri.


A dare l'allarme sono stati gli altri bambini, dopo aver perso di vista Sofia. A quel punto, però, per la piccola non c'era ormai più nulla da fare. I genitori della piccola Sofia saranno iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo. "Sarà un atto dovuto - spiegano gli inquirenti che si occupano della vicenda - percheé c'é stato l'omesso controllo della bambina". Intanto, stata ricostruita dalla Polizia, che conduce l'inchiesta coordinata dalla Procura, tutta la vicenda.

Ad aiutare gli inquirenti sono state, oltre alle testimonianze dei bambini, anche le telecamere a circuito chiuso dell'albergo, dove si stava festeggiando una prima comunione.

Il direttore dell'albergo : "Video scioccante"
"Una tragedia tremenda voluta da un destino che pare ineluttabile". E' ancora sotto shock Marcello Pizzuto, il direttore dell'hotel San Paolo Palace di Palermo teatro della tragica morte della bimba. Insieme alla polizia e ai suoi collaboratori ha visionato le immagini delle videocamere di sorveglianza piazzate lungo i corridoi che hanno ripreso gli ultimi istanti di vita della piccola Sofia .

"Sono fotogrammi agghiaccianti - ha spiegato -. Si vede la bimba che esce dall'ascensore e si ritrova sola al piano. Ha paura, chiama, ma la zona a quell'ora era vuota. Allora, in preda al panico, tira a terra un portacenere alla macchina per pulire le scarpe. Poi imbocca un corridoio, torna indietro. Apre diverse porte. Poi va verso l'ascensore che si apre per un istante. Solo che la bimba non fa in tempo a salirci perché qualcuno lo chiama da un altro piano".

Sempre più impaurita, la bimba si infila poi in un corridoio. Ai lati ci sono le porte delle stanze, lei lo percorre tutto. Davanti a sè ha l'uscita di sicurezza, a sinistra una porta che potrebbe essere la sua salvezza: dà sulle scale. La piccola però non sa leggere, spinge il maniglione e si trova su un ballatoio di circa 3 metri quadrati. Avrebbe ancora una chance: a sinistra c'è un'uscita d'emergenza che porta alle scale di sicurezza.

"Era tutto buio - ricostruisce il direttore - non si è resa conto che aveva un'altra possibilità. E' andata dritta verso il muretto di un metro e 20 che circonda il ballatoio aperto e, probabilmente facendo forza sulle mani, si è aggrappata, ha perso l'equilibrio ed è volata giù". ''E' come se davvero il suo destino fosse segnato - conclude - Nonostante le ripetute vie d'uscita incontrate è andata dritta verso la fine".



http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo451848.shtml

Sono 42 i bimbi morti nel rogo nell'asilo


Sono 42 i bimbi morti nel rogo nell'asilo

Città del Messico, 08-06-2009

Il bilancio dell'incendio di un asilo nella città messicana di Hermosillo, vicino al confine con l'Arizona, è salito a 42 bimbi morti. Lo ha reso noto il direttore dell'Istituto messicano della sicurezza sociale, responsabile della maggior parte degli asili in Messico, Daniel Karam. "L'ultimo bilancio è di 42 bimbi morti e 33 feriti ricoverati" ha detto Karam in una conferenza stampa, senza fornire ulteriori particolari.

L'incendio è scoppiato intorno alle 15 locali di ieri (le 22 italiane) in un asilo privato della capitale dello Stato, Hermosillo, e numerose vittime sono decedute per asfissia. Secondo la stampa locale, almeno 176 bambini si trovavano all'interno di questo asilo della Sicurezza sociale messicana.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=120622

giovedì 28 maggio 2009

Almeno quattro bambini e un adulto sono morti a causa del forte terremoto oggi in Honduras

» 2009-05-28 19:08
Terremoto Honduras: morti e danni
Sono bambini di zone molto povere, escluso rischio tsunami
(ANSA) - TEGUCIGALPA, 28 MAG - Almeno quattro bambini e un adulto sono morti a causa del forte terremoto oggi in Honduras, di magnitudo 7.1 gradi Richter. La protezione civile di Tegucigalpa precisa che per ora il bilancio della scossa e' di diversi feriti e sono ingenti i danni materiali alle abitazioni e le infrastrutture del paese centroamericano. I bambini morti, tra i 3 e i 15 anni, sono del dipartimento di Atlantida, Colon e Lempira, tra le zone piu' povere nel nord del paese. Esclusi rischi di tsunami.







http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2009-05-28_128362004.html

RUSSIA: COME MOWGLI MA IN CASA, BIMBA ALLEVATA DA CANI E GATTI

RUSSIA: COME MOWGLI MA IN CASA, BIMBA ALLEVATA DA CANI E GATTI

AGI) - Mosca,27 mag. - Non parla, ma abbaia; non mangia con le posate, ma lecca il cibo dal piatto, e poi saltella qua e la' come i cani e i gatti con i quali ha vissuto tutta la sua vita.
E' Natasha, una bimba dall'eta' apparente di 2 anni (ma secondo gli esperti ne ha almeno almeno 5) trovata in un malfamato tugurio, senza riscaldamento, ne' acqua o acque di scarico, nella citta' di Chita, in Siberia. "Per cinque anni, la piccola e' stata cresciuta da alcuni cani e gatti e non e' mai stata all'esterno", ha fatto sapere la polizia. Praticamente nulli i contatti con gli esseri umani, nonostante la piccola Mowgli (dal nome del protagonista de "Il libro della giungla" di R.Kipling) vivesse in un appartamento di tre stanze, insieme al padre, la nonna, il nonno ed altri parenti. "Sudicia e con abiti sporchi, la piccola ha il comportamento di un animale e salta addosso alle persone. Quando qualcuno esce dalla stanza, abbaia". Adesso la piccola e' stata affidata a un orfanotrofio dove viene monitorata da psicologi. Nel mondo sono sempre piu' frequenti i casi di bimbi Mowgli, bimbi cioe' cresciuti a stretto contatto con gli animali da cui mutuano comportamenti e abitudini. L'anno scorso, e' stato trovato un piccolo a Kirovskiy (Volvograd), che una madre squilibrata aveva fatto crescere insieme a volatili, da cui aveva imparato soltanto a cinguettare. E nel 2006 ne era stato trovato un altro che viveva per strada ed era diventato il capo di un branco di cani randagi.
http://www.agi.it/estero/notizie/200905272038-est-rt11342-russia_come_mowgli_ma_in_casa_bimba_allevata_da_cani_e_gatti

Tenta di rapire bimbo: arrestato

Tenta di rapire bimbo: arrestato
Roma, panico in un supermercato

Un 24enne clandestino americano è stato arrestato a Roma dopo aver tentato di portare via un bambino di tre anni in fila alle casse di un supermercato con il papà. Pluripregiudicato e senza fissa dimora, l'uomo si aggirava in apparente stato confusionale tra gli scaffali, quando, nelle vicinanze dell'uscita, ha tentato di portare via il piccolo. Pronta la reazione del padre, che ha chiesto anche l'aiuto ai carabinieri.


Tutto è successo in pochi attimi, in piazza Santa Maria Maggiore. Il piccolo è stato afferrato in prossimitià delle casse. L'uomo ha desistito dal suo intento soltanto grazie alla pronta reazione del padre che, dopo aver riabbracciato il figlio, ha rincorso il giovane bloccandolo e chiedendo aiuto ai carabinieri della stazione Roma Piazza Dante. Il 24enne è stato portato nel carcere di Regina Coeli.



http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo450821.shtml

Punta coltello contro il fratellino

Punta coltello contro il fratellino
Napoli, 16enne minaccia la madre
Attimi di panico in un appartamento di Napoli. Un ragazzo di 16 anni ha puntato un coltello da cucina contro il fratellino di due anni minacciando di ucciderlo se i genitori non gli avessero consegnato 100 euro e le chiavi dell'auto. Prima di impugnare il coltello, il giovane ha aggredito la sorella 12enne e la madre, intervenuta per proteggere la figlia. Sul posto sono intervenuti gli agenti del 113, chiamati da alcuni vicini di casa.

E' successo lunedì notte nel quartiere di Poggioreale. Gli agenti, intervenuti una prima volta, hanno trovato il ragazzo, in strada, accerchiato da diverse persone. La madre, ancora scossa per le aggressioni subite dal figlio, ha raccontato di essere stata picchiata perché aveva difeso l'altra figlia 12enne, che il 16enne stava prendendo a botte, ma non ha voluto denunciare l'accaduto.

Dopo circa due ore, la polizia è tornata chiamata dai vicini. Entrati dalla porta d'ingresso socchiusa, hanno sorpreso in camera da letto, il giovane che teneva in ostaggio il fratellino di 2 anni, e, impugnando un grosso coltello da cucina tenuto vicino alla gola del piccolo, minacciava di ucciderlo se la madre non gli avesse dato denaro e le chiavi dell' auto.

Accortosi dell'arrivo della polizia, il 16enne ha tentato di nascondere il coltello nel letto, sotto le lenzuola; la donna ne ha approfittato per strappargli dalle braccia il figlio. Gli agenti hanno accertato che il 16enne già da diversi mesi minacciava ed aggrediva la madre, costringendola anche a ricorrere alla cure dei medici. Il coltello è stato sequestrato e il ragazzo si trova ora nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei.

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo450725.shtml

domenica 24 maggio 2009

MADRE SI LANCIA DA BALCONE CON BIMBO 1 ANN0, GRAVE

MADRE SI LANCIA DA BALCONE CON BIMBO 1 ANN0, GRAVE

(AGI) - Avellino, 22 mag. - E' una casalinga la donna di 42 anni si e' lanciata dal balcone dell'appartamento di una amica in via Molise a Grottaminarda, nell'avellinese, con in braccio il figlio di appena un anno. Madre e piccolo sono ora ricoverati all'ospedale di Ariano Irpino; la donna e' in gravi condizioni con prognosi riservata per un trauma cranico e lesioni interne che preoccupano i sanitari. Il suo corpo pero' ha attutito la caduta al bambino, apparentemente illeso ma tenuto sotto osservazione. Dalle prime testimonianze raccolte dai carabinieri, sembra che la donna, sposata e con un unico figlio, soffrisse di crisi depressive.
http://www.agi.it/ultime-notizie-page/200905221305-cro-rom1061-madre_si_lancia_da_balcone_con_bimbo_1_ann0_grave

Viterbo: grave neonato giu' da finestra, movente incerto

» 2009-05-20 11:45
Viterbo: grave neonato giu' da finestra, movente incerto
VITERBO - Sono gravissime, ma stazionarie, le condizioni del bambino di 15 giorni gettato dalla finestra della casa dei nonni ieri mattina a Viterbo, ricoverato nel reparto di terapia intensiva del policlinico Gemelli di Roma. Il piccolo ha riportato lesioni al capo e al torace, oltre ad alcune fratture. I medici stanno attendendo che le sue condizioni si stabilizzino per sottoporlo ad un intervento chirurgico.

La mamma del bambino, una ragazza di origine siciliana trasferita a Viterbo con il marito e con i genitori, dopo essere stata ricoverata per alcune ore nell'astanteria del pronto soccorso di Viterbo in stato di choc, ha raggiunto il figlio nell'ospedale romano. La ragazza arrestata per tentato omicidio, 20 anni, cugina della madre del piccolo, giunta a Viterbo da poco tempo e ospite dalla nonna del neonato, è ricoverata nel reparto di medicina protetta dell'ospedale di Belcolle, riservato ai detenuti. La giovane, che ieri si era avvalsa delle facoltà di non rispondere, viene controllata 24 ore su 24 dal personale del reparto.

La vicenda, come ha confermato questa mattina il capo della squadra mobile Fabio Zampaglione, presenta ancora dei lati oscuri, primo tra tutti il movente che potrebbe aver indotto la giovane siciliana a lanciare nel vuoto il bambino, figlio della cugina. Stando a quanto accertato finora, la giovane non avrebbe mai sofferto di disturbi psichici. E' però certo che stesse attraversando un momento difficile sul piano esistenziale e che proprio per questo si sarebbe trasferita a Viterbo, ospite di una zia, la nonna del neonato.

Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti è che la ragazza possa essere stata colta da gelosia verso la cugina, vedendola felice per essere diventata mamma da pochi giorni. Probabilmente, in giornata potrebbe essere ascoltata di nuovo dal pm Laura Centofanti e, se non dovesse avvalersi della facoltà di non rispondere come ha fatto ieri, potrebbe aiutare gli inquirenti a chiarire definitivamente la drammatica vicenda.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_962926177.html

Bimbo di 17 mesi morto ad Imperia: gravissime lesioni interne

Bimbo di 17 mesi morto ad Imperia: gravissime lesioni interne all'altezza dell'addome non di tipo patologico
pubblicato: domenica 17 maggio 2009 da Daniele Particelli in: Omicidi-Suicidi



Si è conclusa ieri pomeriggio l’autopsia sul corpo del piccolo Gabriel, il bambino di 17 mesi deceduto pochi giorni fa ad Imperia in circostanze misteriose: sul suo corpo erano stati riscontrati diversi lividi che la madre del piccolo, Elizabete Petersone, 20 anni, e il suo attuale compagno non avevano saputo spiegare ai soccorritori.

Ieri il responso, fornito dal medico legale Marco Canepa: gravissime lesioni interne all’altezza dell’addome non di tipo patologico, lesioni a fegato, reni e milza.

Da quanto è emerso il piccolo potrebbe esser stato ripetutamente picchiato - non è chiaro se con calci e pugni o con un corpo contundente - perchè non smetteva di piangere, ma è ancora prematuro affermarlo con certezza.

Per il momento la madre del piccolo, immigrata lettone, e il suo compagno, Paolo Arrigo, 24 anni, sono indagati per omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi. Le indagini continuano.

Via | La Repubblica Di Genova



http://www.crimeblog.it/post/2706/bimbo-di-17-mesi-morto-ad-imperia-gravissime-lesioni-interne-allaltezza-delladdome-non-di-tipo-patologico

lunedì 11 maggio 2009

Sri Lanka, strage di bambini


Sri Lanka, strage di bambini
Ne hanno uccisi più di 100

E' in corso un "bagno di sangue" in Sri Lanka: lo denuncia l'Onu, che stima vi siano anche oltre 100 bambini tra le centinaia di vittime dei bombardamenti degli ultimi giorni

L'esercito accusa le Tigri Tamil della mattanza, mentre i ribelli puntano l'indice contro il governo, che avrebbe bombardato le zone nelle quali si trovano i rifugiati fuggiti dalle zone di guerra. Durissima la condanna della comunità internazionale: ha iniziato stamani Gordon Weiss, portavoce delle Nazioni Unite a Colombo, che ha denunciato un vero e proprio "bagno di sangue" nell'ultimo week-end. "Le Nazioni Unite - ha detto alla stampa Weiss - hanno continuamente avvertito le autorità di uno scenario da bagno di sangue, dal momento che il numero delle vittime civili è aumentato negli ultimi mesi, con l'acuirsi dei combattimenti. Il grande numero di civili uccisi nello scorso fine settimana, tra cui oltre 100 bambini, dimostra - ha concluso Weiss - che il bagno di sangue è diventato realtà". Il sito ufficiale delle Tigri Tamil accusa il governo di una "carneficina continua", annunciando che sarebbero almeno 3500 i feriti uccisi da domenica e 130.000 quelli rifugiati nelle zone di guerra senza adeguata assistenza e ricoveri. Fonti governative sanitarie dalla zona di guerra hanno comunicato che colpi di artiglieria avrebbero ucciso 378 civili e ferito oltre mille persone, ma le vittime sarebbero da attribuire al fatto che i civili vengono usati dai ribelli Tamil come scudi umani. Il governo, poi, smentisce categoricamente i bombardamenti contro i civili, etichettando le notizie che arrivano dalle zone di guerra, come "propaganda" messa in piedi dal network mondiale delle Tigri. Il ministero della Difesa di Colombo si è affrettato ad annunciare di aver portato in salvo, nelle ultime 48 ore, almeno mille civili, e di aver liberato una ventina di bambini soldato costretti dalle Tigri ad impugnare le armi.



http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/122900

Pakistan, un milione di profughi in fuga

Pakistan, un milione di profughi in fuga
MARDAN (PAKISTAN) — Sono arrampicati a grappoli sui cassoni dei camion colorati. Le auto hanno i por­tapacchi sul tetto carichi all’inverosimile di vali­gione tenute assieme da corde di canapa, e poi coperte, secchi, pentole, e materassi, soprattut­to materassi per i bivacchi dei prossimi giorni. All’interno degli abitacoli, le donne si coprono il viso non appena uno straniero le fissa. E do­vunque sono stipati bambini, accaldati, pian­genti, che saltano sulle ginocchia degli autisti che lasciano fare, stanchi per le lunghe ore di tensione segnate dalla paura dei bombardamen­ti, stremati dalle attese ai posti di blocco. Si distinguono immediatamente i veicoli dei profughi in fuga da Swat, Dir, Buner e le altre regioni dove da cinque giorni l’esercito pachi­stano ha lanciato contro i talebani quella che il presidente Asif Ali Zardari ieri è tornato a defini­re la «battaglia decisiva per la sopravvivenza del nostro Paese».


Ieri per tutta la giornata han­no lentamente sfilato verso sud, con il caldo che nelle ore centrali già supera i 35 gradi, fra i lanci di bottiglie d’acqua, biscotti e pacchetti di patatine da parte dei giovani volontari delle or­ganizzazioni caritative islamiche locali. Centinaia e centinaia di veicoli di ogni gene­re. Colorati, pulsanti di vita nel loro carico di umanità dolente e impaurita. Secondo le autori­tà, da qui solo nelle ultime 24 ore sono transita­ti in oltre 100.000. L’Onu parla già di oltre mez­zo milione di profughi. Ma i media locali riporta­no il doppio della cifra. E sottolineano: «Chi può, la maggioranza evita i campi di tende, si rifugia da parenti e amici verso Islamabad e Lahore, sino a Karachi». Passata Peshawar, solo due ore di viaggio sulla nuova autostrada da Islamabad, in circa un’ora si arriva a Mardan. Da qui l’accesso per la vallata di Swat è a meno di 50 chilometri. Ma il primo posto di blocco dell’esercito si trova soltanto una decina di chi­lometri più avanti. Di qua verso nord possono transitare unicamente le truppe impegnate nel­l’offensiva. Ed è qui che vengono accolti i profu­ghi per la prima assistenza. Il luogo si chiama «Jalala Camp».

Ieri mattina vi erano state monta­te 200 tende (ognuna in grado di ospitare alme­no 10 persone) dell’Onu oltre ad alcune decine delle organizzazioni pachistane. A mezzogiorno erano stati piazzati anche un grande tendone-moschea, la zona dei servizi igienici, quella della mensa e una piccola clinica d’emergenza. Pochi i segnali dei combattimenti. Qualche elicottero in cielo. Il passaggio di colonne moto­rizzate di soldati. Ogni tanto il rombo dell’arti­glieria, lontano, verso la striscia scura delle montagne all’orizzonte. Nel suo bollettino quo­tidiano il portavoce dell’esercito, generale Athar Abbas, parla di 400 morti tra la guerriglia talebana in cinque giorni. «Circa 200 nelle ulti­me 24 ore», specifica. Se fosse confermato, ad ascoltare le autorità pachistane, i talebani avreb­bero dunque perso quasi un decimo dei loro ef­fettivi, valutati in un numero compreso tra i 4 e 5 mila uomini. Ma sono per primi i giornalisti locali a mettere in guardia. «Non esiste alcuna conferma. In realtà non ci sono fonti indipen­denti. Nessun osservatore o giornalista può rag­giungere le zone dei combattimenti. E in passa­to le cifre delle vittime talebane sono spesso sta­te gonfiate dai militari», osserva tra gli altri Rahimullah Yusufzai, decano dei reporter di Pe­shawar e corrispondente per il quotidiano in lin­gua inglese The News.


A suo dire questa nuova offensiva militare contro i talebani trova in via di principio un largo consenso non solo tra la popolazione del Pakistan in generale, ma per una volta anche «tra quella residente in larghi settori delle zone colpite, che si è stancata del­l’estremismo islamico crescente tra i mullah che guidano le bande di giovanissimi talebani». Ma con un grosso limite, come Yusufzai notava anche nell’articolo pubblicato ieri mattina: «Se le vittime civili dovessero crescere, il consenso per il governo potrebbe rapidamente trasfor­marsi in malcontento». Un sentimento questo facile da percepire tra i profughi. «Il nostro problema maggiore sono gli anima­li che abbiamo dovuto abbandonare in fretta e furia sotto l’incalzare delle bombe e soprattutto i nostri campi di grano, che non possiamo mie­tere », dice tra i tanti Azrat Mohammad, un cin­quantenne, la cui misera consolazione è di esse­re riuscito a portare via due galline.

Già, il raccolto. Questa è una società ancora profondamente contadina, guidata, dominata dai ritmi ancestrali della vita nei campi. «Se il governo non permetterà a questa gente di torna­re presto alle loro case per mietere il grano, scoppierà una grande crisi economica. Un gigan­tesco dramma collettivo. E i talebani torneran­no a raccogliere consensi», aggiunge Yusufzai. All’infermeria, nella parte destinata alle donne, un paio di ragazze ricordano che nell’ultimo an­no tutte le scuole femminili erano state chiuse. «I talebani stavano imponendo la loro interpre­tazione del Corano, come in Afghanistan. Nessu­na donna poteva più uscire di casa da sola, nep­pure per fare la spesa o andare al mercato. Dove­va per forza essere accompagnata da un uomo della famiglia», dice quasi gridando, rabbiosa, Nasib Jan. Una sua nipote, Dilshab, 13 anni, si lamenta però non dei talebani, ma della fami­glia che in nome della tradizione pashtun quan­do è rimasta orfana l’ha obbligata a sposarsi con un lontano parente. «Peccato. Avrei voluto continuare a studiare e diventare maestra», ag­giunge. Poco più in là, tra le tende diventate bollenti sotto il sole, i più però se la prendono con l’eser­cito: «Ma perché i nostri comandi non usano le truppe di terra? I soldati pachistani sparano da lontano. Aviazione e artiglieria uccidono la no­stra gente, distruggono le nostre case. Fanno co­me gli americani in Afghanistan e così alla fine i nostri ragazzi, per rabbia, potrebbero unirsi an­cora più numerosi ai ranghi dei più pazzi tra gli estremisti talebani».

Lorenzo Cremonesi
http://www.corriere.it/esteri/09_maggio_11/pakistan_cremonesi_2de6a944-3def-11de-b135-00144f02aabc.shtml

Colombo: Sarebbero 378 i civili uccisi ieri, tra cui oltre cento bambini

11/05/2009
Onu condanna Colombo per massacro di civili


Sarebbero 378 i civili uccisi ieri, tra cui oltre cento bambini
Condanna da parte delle Nazioni Unite per il massacro di civili tamil compiuto dall'esercito srilankese nello scorso fine settimana: "un bagno di sangue".

"Le Nazioni Unite, sulla base del costante aumento di vittime civili negli ulitimi mesi, avevano abbondantemente avvertito che sarebbe potuto verificarsi un bagno di sangue" ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite Gordon Weiss, "l'eccidio di questo fine settimana - ha proseguito Weiss - con oltre cento bambini morti, dimostra che il bagno di sangue è diventato realtà". Nonostante le condanne, il governo di Colombo continua la sua offensiva contro la zona nel nord dell'isola, dove sono asserragliati i ribelli delle Tigri tamil insieme a decine di migliaia di civili. Secondo fonti sanitarie locali, nel corso dei bombardamenti di ieri sono stati almeno 378 i civili uccisi e un migliaio i feriti. I servizi sanitari della zona sono in piena emergenza e non sono in grado di assistere tutti i bisognosi. Fonti del governo srilankese hanno replicato alle accuse sostenendo che sarebbero gli stessi ribelli a bombardare i civili nelle zone da loro controllate, per guadagnare attenzione internazionale e strappare un cessate il fuoco umanitario, che finora il governo ha sempre rifiutato. Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, i civili tamil uccisi negli ulimi tre mesi sarebbero circa 6500.


Categoria: Guerra, Salute
Luogo: Sri Lanka

http://it.peacereporter.net/articolo/15632/Onu+condanna+Colombo+per+massacro+di+civili

Colombo: Sarebbero 378 i civili uccisi ieri, tra cui oltre cento bambini

11/05/2009
Onu condanna Colombo per massacro di civili


Sarebbero 378 i civili uccisi ieri, tra cui oltre cento bambini
Condanna da parte delle Nazioni Unite per il massacro di civili tamil compiuto dall'esercito srilankese nello scorso fine settimana: "un bagno di sangue".

"Le Nazioni Unite, sulla base del costante aumento di vittime civili negli ulitimi mesi, avevano abbondantemente avvertito che sarebbe potuto verificarsi un bagno di sangue" ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite Gordon Weiss, "l'eccidio di questo fine settimana - ha proseguito Weiss - con oltre cento bambini morti, dimostra che il bagno di sangue è diventato realtà". Nonostante le condanne, il governo di Colombo continua la sua offensiva contro la zona nel nord dell'isola, dove sono asserragliati i ribelli delle Tigri tamil insieme a decine di migliaia di civili. Secondo fonti sanitarie locali, nel corso dei bombardamenti di ieri sono stati almeno 378 i civili uccisi e un migliaio i feriti. I servizi sanitari della zona sono in piena emergenza e non sono in grado di assistere tutti i bisognosi. Fonti del governo srilankese hanno replicato alle accuse sostenendo che sarebbero gli stessi ribelli a bombardare i civili nelle zone da loro controllate, per guadagnare attenzione internazionale e strappare un cessate il fuoco umanitario, che finora il governo ha sempre rifiutato. Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, i civili tamil uccisi negli ulimi tre mesi sarebbero circa 6500.


Categoria: Guerra, Salute
Luogo: Sri Lanka

http://it.peacereporter.net/articolo/15632/Onu+condanna+Colombo+per+massacro+di+civili

mercoledì 6 maggio 2009

Afghanistan: Croce Rossa Internazionale conferma strage di civili in raid Usa

06/05/2009
Afghanistan: Croce Rossa Internazionale conferma strage di civili in raid Usa




I civili della provincia di Farah parlano di almeno 30 vittime, in gran parte donne e bambini
La Croce Rossa Internazionale conferma le accuse dei talebani, secondo cui i raid aerei statunitensi degli ultimi due giorni avrebbero causato decine di vittime civili, in maggioranza donne e bambini.

C'è chi parla di cento morti. La conferma giunge dopo che una squadra della Croce Rossa Internazionale è riuscita a raggiungere la zona di Bala Baluk, nella provincia occidentale di Farah, teatro nei giorni scorsi di combattimenti tra forze afghane e Usa contro gruppi di talebani. Secondo i primi rapporti, il bilancio della battaglia era stato di 25 talebani e tre agenti uccisi. Secondo fonti locali, al termine dell'offensiva una folla di civili del villaggio di Gerani ha raggiunto la capitale provinciale con un convoglio di mezzi, per mostrare alle autorità i corpi delle vittime dei bombardamenti Usa. A quanto pare, gli abitanti del villaggio avevano invitato donne e bambini a rifugiarsi per sicurezza in alcuni edifici, al di fuori della zona coinvolta dalla battaglia, che poco dopo erano stati bombardati. Fonti del consiglio provinciale di Farah riferiscono di avere visto almeno 30 corpi, pesantemente mutilati, tra cui anche quelli di donne e bambini.
Altre fonti civili hanno riferito invece che i cadaveri sarebbero tra 70 e 100. Oggi un portavoce della Croce Rossa Internazionale, Jessica Barry, ha dichiarato che il team di osservatori ha documentato la distruzione dei rifugi in questione, e ha potuto vedere "dozzine di cadaveri, tra cui donne e bambini".

Nella zona c’è la base italiana ‘Tobruk’. “Una squadra di investigatori americani e afgani si sta recando a Farah, sul luogo del bombardamento aereo statunitense, per verificare la notizia di decine di vittime civili”, spiega a PeaceReporter da Kabul il capitano Elisabeth Mathias, portavoce delle forze Usa in Afghanistan. “Il fatto che questa denuncia sia stata confermata dalla Croce Rossa Internazionale è rilevante, perché di solito le cifre fornite dalla popolazione locale o dagli stessi talebani non sono attendibili. Nella zona di Bala Buluk, dove è avvenuto il raid aereo, sono attive le forze armate italiane – dice il capitano Mathias – ma non sappiamo se sono state coinvolte in questa operazione. L’unica cosa certa è che le forze di sicurezza afgane che hanno chiesto supporto aereo dopo essere state imboscate dai talebani erano accompagnate da militari della Coalizione”.
A Bala Bukuk le truppe italiane hanno inaugurato tre mesi fa un avamposto, la base operativa avanzata ‘Tobruk’ che ospita gli alpini del secondo reggimento genio guastatori di Trento, appartenenti alla Brigata ‘Julia’, e i bersaglieri del Battle Group comandato dal Tenente Colonnello Salvatore Paolo Radezza, che opereranno localmente a supporto delle forze di sicurezza nazionali afgane.



http://it.peacereporter.net/articolo/15552/Afghanistan,+Croce+Rossa+internazionale+denuncia:+a+Farah+decine+di+vittime+civili

martedì 5 maggio 2009

PEDOFILIA: FINI, E' ATTENTATO A DIGNITA' PERSONA UMANA


» 2009-05-05 13:07
PEDOFILIA: FINI, E' ATTENTATO A DIGNITA' PERSONA UMANA
(ANSA) - ROMA, 5 MAG - La pedofilia non è solo un reato, "é un attentato alla dignità della persona umana": lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla Giornata nazionale contro la pedofilia a Roma. Fini ha definito "doverosa" la lotta a "ogni forma di abuso e di pedopornografia". Questa lotta, secondo il presidente della Camera, è "una trincea avanzata per dimostrare il grado di civiltà e la consapevolezza morale della necessità di preservare i minori da ogni forma di abuso e sfruttamento". Bisogna, ha aggiunto, "difendere il diritto dei più giovani di crescere in modo sano e di avere un domani una società migliore". "La legislazione italiana - ha detto - è all'altezza della sfida, è tra le più avanzate. Non siamo all'anno zero". E comunque, ha proseguito Fini, bisogna "continuare a tenere alta la guardia". Il presidente ha invitato i giovani ad aprirsi e a "guardare con occhi sereni la società nella quale vivono". E le istituzioni, ha aggiunto, "hanno il dovere di porre sempre più in avanti la sfida". Fini ha infine esortato le forze dell'ordine e la magistratura "alla massima severità nei confronti degli autori di comportamenti che definire turpi e immorali è poco".

PRIMA 'GIORNATA',SPEZZARE IL SILENZIO
Fra gli abusi è certamente il più mostruoso ed ignobile, perché ha per vittime i bambini. La pedofilia è un fenomeno in crescita ma resta in gran parte sommerso: recenti stime europee dicono che tra il 10 e il 20% degli adulti ha subito abusi e violenze sessuali durante l'infanzia. Oggi, 5 maggio, l'Italia celebra, per la prima volta, la Giornata nazionale contro la pedofilia. Una festa giovanissima, nata con via definitivo in Parlamento neanche una settimana fa. Questa prima edizione è titolata "Parla con noi".

La Giornata - promotore della legge istitutiva è il deputato Pdl, Luca Barbareschi, che è anche presidente della Fondazione 'Dalla parte dei bambini onlus' - sarà all' insegna della mobilitazione. Sono in programma diverse iniziative. Tutte volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sugli abusi ai minori ma anche a far arrivare ai bambini un "forte messaggio" - precisano i promotori - per spezzare il silenzio nel quale spesso rifuggono le stesse vittime. A Roma, le istituzioni si ritroveranno in mattinata, al Teatro Umberto, in una manifestazione alla quale sono attesi il presidente della Camera Gianfranco Fini, e fra gli altri, i ministri Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Giorgia Meloni; il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.

Il fenomeno in Italia è fortemente in aumento, soprattutto su Internet. Resta comunque in gran parte sommerso. Ciò che emerge è una sottostima: dal 2001 al 2008, sono state arrestate 201 persone; oltre 4 mila le denunce, 3.949 le perquisizioni, 273.334 i siti monitorati. Nel corso di questo periodo, sono stati chiusi 177 siti e 10.907 sono stati segnalati ad organismi stranieri, 60 le operazioni di rilievo internazionale. Più di un ragazzo su 10 - secondo la polizia - dichiara di avere avuto contatti ritenuti pericolosi sul web e più della metà dei minori italiani tramite la rete ha accesso al mondo della pornografia.

Telefono Arcobaleno afferma che sono quasi 4 mila i siti pedopornografici segnalati ogni mese. In Italia poi sono in aumento i casi di pedofilia al femminile: negli ultimi cinque anni - secondo Telefono Azzurro - sono saliti del 25-30% i casi di abuso sessuale in famiglia commessi da donne. Ogni giorno, l'associazione di tutela dei minori, riceve circa 5 mila denunce; di queste, il 20% ha a che vedere con la violenza sessuale. Domani, l'Ecpat ha organizzato a Roma, al Circolo degli Artisti, un concerto.

"E' necessario - dice Marco Scarpati, presidente dell'organizzazione che nel mondo si occupa di contrastare gli abusi ai minori - parlare di un dramma troppo spesso dimenticato. Quello dei bambini e adolescenti sfruttati nel mercato del sesso. E' necessario che il bambino sia sempre più al centro delle politiche e delle azioni di tutti i cittadini. Il pensiero di Ecpat va diretto alla prevenzione".


http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_959055121.html

Save the Children: 'per 200 milioni sviluppo a rischio'


» 2009-05-05 13:14
Save the Children: 'per 200 milioni sviluppo a rischio'
ROMA - Nei paesi in via di sviluppo circa 200 milioni di bambini con meno di 5 anni (circa il 40% del totale) non riesce a raggiungere il suo massimo e completo sviluppo cognitivo a causa della povertà, della scarsa alimentazione, delle precarie condizioni di salute e delle cure inadeguate. Lo stima Save the Children nel rapporto sullo stato delle madri nel mondo presentato oggi a Roma, ricordando che circa 9 milioni di bambini con meno di 5 anni muoiono ogni anno. L'organizzazione - che quest'anno compie 90 anni a livello internazionale e dieci anni in Italia - sottolinea che uno dei risultati di tanti disagi socio-economici è che molti di questi bambini o non si iscrivono a scuola o sono destinati ad una carriera scolastica di insuccessi. Il Ciad, seguito da Afghanistan, Burundi, Guinea Bissau e Mali, è la nazione in cui i bambini hanno i peggiori risultati a scuola. "Purtroppo - commenta Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia - è ancora enorme il gap fra la condizione delle donne e dei bambini nei paesi ricchi e quelli poveri. Se si continua di questo passo è escluso che raggiungeremo il 4/o e 5/o obiettivo del millennio, cioé la drastica riduzione della mortalità infantile e di quella materna. Il G8 rappresenta un' occasione importante per mantenere gli impegni economici presi nel 2007, ossia di destinare 1,5 miliardi di dollari all'anno. Tuttavia per garantire a pieno il diritto alla salute di mamme e bambini e quindi raggiungere gli obiettivi di sviluppo è necessaria una quota aggiuntiva di 10,2 miliardi di dollari all' anno".

SAVE THE CHILDREN HA 90 ANNI, PRESENTE IN 120 PAESI
Save the Children compie quest'anno 90 anni. In Italia invece, l'organizzazione internazionale che si occupa della tutela dei minori, è attiva da dieci anni. Attualmente opera in 120 paesi al mondo con uno staff di circa 14 mila persone. Save the Children è stata fondata a Londra nel 1919 da Eglantyne Jebb, una infermiera della Croce Rossa rimasta colpita dalle terribili condizioni di vita dei minori in Europa dopo la prima guerra mondiale. Si deve a lei il rivoluzionario concetto, per l'epoca, che anche i bambini sono titolari dei diritti. Nel 1923 Eglantyne scrisse la prima Carta dei Diritti del Bambino. "Tutto quello per cui la nostra fondatrice ha combattuto 90 anni fa, è ancora quello in cui Save the Children crede oggi e la base del suo operato in tutto il mondo - afferma Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia - La nostra missione, in Italia come nel resto del mondo, è assicurare ad ogni bambino il rispetto dei suoi diritti - quello alla salute, alla nutrizione, al cibo, ad una dimora, all'educazione - e proteggerli da ogni tipo di violenza, abuso e sfruttamento, ascoltare i minori, coinvolgerli in ogni decisione che li riguarda e impegnarsi affinché il loro punto di vista sia preso in considerazione".


http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_959056174.html

venerdì 6 marzo 2009

Testimonianza di Susanna Zanardi, volontaria per “aiutare i bambini” a Teofilo Otoni, in Brasile

Testimonianza di Susanna Zanardi, volontaria per “aiutare i bambini” a Teofilo Otoni, in Brasile


l nostro intervento:

"aiutare i bambini" partecipa alla ristrutturazione di un asilo a favore di bambini di strada, orfani o figli di prostitute di Teofilo Otoni, una cittadina poverissima lungo l'autostrada Rio-Bahia.
Nell'agosto 2005 quattro nostre volontarie, Elena Soffientini, Claudia Zambon, Loredana Battaglia e Susanna Zanardi, si sono recate a Teofilo Otoni per trascorrere un po' di tempo con i bambini coinvolti nel progetto.

Questa è la loro testimonianza:

«Siamo quasi arrivate a Teofilo.
Siamo appena passate in un paesino che sembrava del far west! Qui il paesaggio è infinito, come fisionomia ricorda un po' l'Irlanda (per le collinette e la vastezza), ma i colori sono totalmente diversi: salta subito all'occhio il contrasto tra il verde intensissimo dell'erba e degli alberi sparsi qua e là e il colore della terra, rossissima. Dopo un lungo viaggio in autobus arriviamo a Teofilo, la città è abbastanza brutta, sembra una città messicana povera. Però è viva, il centro è pieno pieno di negozi e di colori.
La nostra casina è esattamente di fronte al Creche Nino, ed è veramente carina. L'arredamento è spartano, ma per la zona in cui siamo sembra di stare in una reggia.
Facciamo colazione con Suor Zoe, che ci parla dei bambini e della missione, ogni tanto le si lucidano gli occhi, ci mette veramente l'anima in quello che fa. La situazione è pessima, il numero di bambini cresce sempre di più, lo Stato non sovvenziona niente (dà 45 reais -15 euro- al mese per ogni bambino). Le bimbe più grandi sono le più preoccupanti perché quando escono dal centro rimangono subito incinte. Decido di darle subito i soldi che mi hanno dato Maurizio e Sara, lei mi dice che il mese scorso non era riuscita a pagare le funzionarie e che aveva chiesto quei soldi in preghiera. Mi abbraccia forte e mi ringrazia, mi chiama "Suzanina" e dice che i soldi li manda la Madonna. Io già piango e siamo al primo giorno. Andiamo bene.

Entriamo nella Casa das meninas. Una quindicina di bambine ci circondano sorridenti e iniziano subito a bombardarci di incomprensibili parole e ci abbracciano. L'impatto è davvero forte ed emozionante.. Le bimbe ci portano a visitare il centro, ognuna sceglie una di noi, cercano in tutti i modi il contatto fisico, una carezza, la mano, un bacio, un abbraccio. E' veramente paz-ze-sco. Mi commuovo per la seconda volta..
Andiamo poi anche dai più piccini, che sono tantissimi. L'odore non è dei migliori, ma l'atmosfera è bella, i bimbi sono tutti sorridenti e giocosi. Ce n'era uno grandicello che piangeva in un angolo, me lo accollo e lo faccio ridere un po'. Pensare che cresceranno tutti senza mamma e papà è più che straziante.

Poi scendiamo a giocare con le bimbe, sono tutte matte.. naturalmente la più peste si incolla a me e cerca di cacciare tutte quelle che si avvicinano, dice che mi vorrebbe come mamma.La cosa allucinante è che ti chiedono affetto e, senza accorgersene, te ne danno il triplo.
Oggi è il giorno delle visite dei genitori (quelli che esistono), la suora dice che è il giorno più brutto perché non viene mai nessuno e chi viene sarebbe meglio che non venisse .

Una sera abbiamo invitato qui a casa nostra 4 delle ragazze piu' grandi, tra cui una di 13 anni che è incinta di 7 mesi. Altra prediletta. Lei mi sconvolge veramente. La guardo e mi impressiono da morire. Ma come è possibile?? ha ancora la faccia di una bimba.chissà com'è successo. Mi verrebbe tanta voglia di portarla via da qui. prima l'ho abbracciata forte, e lei non si staccava più, stavo per crollare.
I giorni passano e inizio a preoccuparmi per la partenza. penso a quando sarò in Italia . mi piacerebbe tantissimo rimanere in contatto con qualcuno che mi tenga informata su questi piccini. e anche sulle ragazze, sono così dolci.

Le facce di questi cuccioli sono la cosa più bella che mi porterò dentro dal Brasile. e nei miei occhi ci sarà sempre un po' dei loro sorrisi..
Prima crisi di pianto. Beh meraviglioso, contando che mancano ben 6 giorni alla partenza. I bambini ormai li conosco tutti bene, Karina ha definitivamente deciso di chiamarmi mamma e Patric quando andiamo via sembra che gli stiano asportando un rene. E a tutto ciò si è aggiunto l'attaccamento delle ragazze, che all'inizio non erano molto fiduciose ma adesso ci amano pazzamente. Oggi una ci ha ringraziato dicendo che abbiamo portato l'allegria.

Il distacco dai bambini è stato veramente uno strazio. Anche salutare i più grandi non è stato facile, sono riscoppiata a piangere quando Patric mi ha sgranato i suoi occhioni neri, dopodichè Pedro e Ana Carolina si sono messi ad asciugarmi le lacrime e a cantarmi la canzoncina di addio. Meravigliosi. Non li dimenticherò mai. Mi porterò il loro sorriso dentro per sempre.

Sono contentissima di aver fatto questa esperienza, di averla voluta fortemente e di aver avuto il "coraggio" di farla. E' come se avessi sempre saputo che sarebbe andata così. Bellissimo. E la cosa strana è che il ritorno non mi spaventa, stranamente (per come sono fatta io) lo sto vivendo benissimo! Probabilmente perché sto talmente bene, sono talmente felice, che vivo tutto in maniera positiva.tutto è più bello, è più tranquillo.. bellissima sensazione.

Adesso torno e mi sembrerà di passare attraverso il trasportatore spazio-temporale, probabilmente a casa tutto sarà rimasto fermo. E chissà se le persone mi leggeranno in faccia l'altra realtà che ho assaporato e vissuto. Chissà.»

http://www.aiutareibambini.it/volontariato/4-testimonianze/438-testimonianza-di-susanna-zanardi-volontaria-per-aiutare-i-bambini-a-teofilo-otoni-in-brasile

giovedì 5 marzo 2009

M.O./ Lancet: allarme assistenza sanitaria territori palestinesi

M.O./ Lancet: allarme assistenza sanitaria territori palestinesi
Il 10% dei bambini ha problemi di crescita
Roma, 5 mar. (Apcom) - La prestigiosa rivista medica The Lancet lancia l'allarme per l'assistenza sanitaria in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza definita "frammentata e incoerente" e afferma che circa il 10 per cento dei bambini palestinesi ha problemi legati alla crescita, una percentuale che in alcune aree di Gaza sfiora il 30 per cento.

"I tassi di mortalità infantile non sono diminuiti rispetto agli altri paesi arabi" ha spiegato la dottoressa Hanan Abdul Rahim del Birzeit University, una delle ricercatrici del progetto. "I bambini che hanno problemi legati alla crescita sono in aumento. La malnutrizione cronica causa difficoltà e rallentamento nello sviluppo fisico e cognitivo" ha spiegato ancora Abdul Rahim, citando un documento delle Nazioni Unite: su 60 donne che hanno partorito ai checkpoint israeliani, 36 bebè sono morti.

Lo studia, spiega la Bbc online, punta il dito contro l'occupazione militare ma anche anche contro l'instabilità politica dell'Autorità nazionale palestinese, che ha nominato sei diversi ministri della Salute in soli tre anni. Secondo il responsabile della ricerca, il Dottor Awad Mataria: "Il caos politico è una delle ragioni del fallimento del sistema sanitario, ma la situazione è stata esasperata e perpetuata sotto l'occupazione".

"Le politiche di donazioni estere sono spesso frammentate e contraddittorie, dirette soprattutto alle emergenze piuttosto che per progetti a lungo termine" ha aggiunto il dottore.

I risultati della ricerca sono stati contestati dalle autorità israeliane: "Negli ultimi due anni (il lasso di tempo su cui si concentra lo studio) circa 28mila palestinesi hanno avuto accesso ad Israele dalla Striscia di Gaza per motivi medici. Mai è stato negato loro l'accesso per motivi di salute" ha precisato un portavoce del governo israeliano, rimasto sotto anonimato.

http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2009/03_marzo/05/m%20o%20%20%20lancet%20%20allarme%20assistenza%20sanitaria%20territori%20palestinesi,18234943.html



M.O./ Israele: rapporto pubblicato da Lancet è solo propaganda
"Hamas investe nella violenza e non nella sanità pubblica"
Londra, 5 mar. (Ap) - Per il governo israeliano il rapporto pubblicato oggi dalla prestigiosa rivista medica The Lancet sulla situazione sanitaria nei territori palestinesi è solo "propaganda". Nel rapporto si afferma che l'assistenza sanitaria in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza è "frammentata e incoerente", e che circa il dieci per cento dei bambini palestinesi ha problemi legati alla crescita, una percentuale che in alcune aree di Gaza sfiora il 30 per cento.

"I tassi di mortalità infantile non sono diminuiti rispetto agli altri paesi arabi", ha spiegato la dottoressa Hanan Abdul Rahim, della Birzeit University, una delle ricercatrici del progetto. "I bambini che hanno problemi legati alla crescita sono in aumento. La malnutrizione cronica causa difficoltà e rallentamento nello sviluppo fisico e cognitivo", ha spiegato ancora Abdul Rahim. Secondo il responsabile della ricerca, il dottor Awad Mataria, "il caos politico è una delle ragioni del fallimento del sistema sanitario, ma la situazione è stata esasperata e perpetuata sotto l'occupazione".

Le autorità israeliane contestano i risultati della ricerca. Il portavoce del governo di Gerusalemme, Mark Regev, ha detto che si tratta solo di "propaganda spacciata per rapporto medico". L'alto tasso di mortalità nella Striscia di Gaza, ha spiegato il portavoce, non dipende da Israele. "Quanto di tutto ciò è dovuto al regime di Hamas? Invece di investire nella sanità pubblica, hanno investito nella violenza" ha aggiunto Regev. Per il portavoce l'influenza di Israele in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza è stata benefica, dal momento che molti palestinesi sono stati curati negli ospedali israeliani.

http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/2009/03_marzo/05/m_o_israele_rapporto_pubblicato_da_lancet_e_solo_propaganda,18239572.html

Zimbabwe: colera, oltre 4mila morti

» 2009-03-05 16:43
Zimbabwe: colera, oltre 4mila morti
Premier Tsvangirai: e' un trauma nazionale, cifre sottostimate
(ANSA) - HARARE, 5 MAR - L'epidemia di colera che ha colpito da agosto lo Zimbabwe ha fatto piu' di 4.000 morti e contaminato almeno 85.000 persone.Lo afferma il premier Morgan Tsvangirai aggiungendo che si tratta di cifre 'drammaticamente sottostimate' per via dei casi e decessi non comunicati nei villaggi. Per l'ex leader dell'opposizione, l'epidemia e' 'un trauma nazionale. Il sistema sanitario e' in rovina, col personale medico in sciopero per vari mesi per chiedere migliori condizioni di lavoro'.






http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2009-03-05_105336546.html

domenica 1 marzo 2009

Esplode palazzina in Toscana: Tre morti, tra cui due ragazzini

a barberino di mugello, in provincia di firenze. Si pensa a una fuga di gas
Esplode palazzina in Toscana:
Tre morti, tra cui due ragazzini
Salvato il proprietario della casa, che abitava al piano terra. I parenti delle vittime: «E' lui il responsabile»
MILANO - «Buttatevi giù, buttatevi giù, vi prendiamo noi», urlava la gente in strada ai due ragazzini che chiedevano aiuto dalla finestra al secondo piano della casa in fiamme. Ma loro non ce l'hanno fatta: il solaio è crollato, seppellendoli sotto le macerie con la loro mamma. Angelina Gonai, 37 anni, di origini albanesi, e i suoi figli Dorina (14 anni) e Dorian (13) sono rimasti uccisi in seguito ad un'esplosione avvenuta nella palazzina di due piani in cui vivevano, in via Garibaldi a Barberino del Mugello, in provincia di Firenze (guarda il video). Il marito della donna, Gezim Gonai, indicato inizialmente tra i possibili dispersi, è invece da sabato in Albania, insieme a un fratello. Da quanto raccontato dai parenti, l'uomo era tornato in patria perché nelle scorse settimane aveva perso il lavoro di muratore. Angelina lavorava in un ristorante a Barberino. La famiglia, originaria di Shkoder, cittadina albanese al confine con il Montenegro, viveva da dieci anni a Barberino ed era molto benvoluta dalla gente del posto.


SALVATO IL PROPRIETARIO - Tommaso Mengoni, 38 anni, proprietario dell’immobile, che abitava al piano terra, è stato estratto vivo dalle macerie della palazzina esplosa. Sarebbe stato catapultato fuori al momento dell'esplosione. L'uomo ha riportato ustioni su buona parte del corpo e ora è ricoverato all'ospedale fiorentino di Careggi, dopo essere stato trasferito da quello di Borgo San Lorenzo. Le sue condizioni sono state definite gravi, ma sarebbe cosciente. «Insieme ai carabinieri e ad altri - hanno raccontato due vicini - abbiamo provato a entrare nella palazzina, ma le fiamme e il fuoco erano troppo intensi. Intanto, in strada c'era Tommaso Mengoni visibilmente ustionato e in forte stato di agitazione. Anche lui gridava, rivolto alla famiglia albanese, "scendete giù, scendete giù"».

L'IPOTESI: FUGA DI GAS - Tra le possibile cause dell'esplosione ci sarebbe una fuga di gas da una stufa, alimentata a metano, che si sarebbe trovata nell'appartamento di Mengoni. La stufa è stata trovata in strada, dove è stata scaraventata. L'esplosione ha provocato il crollo del solaio della palazzina, che ha sfondato l'appartamento al piano superiore, dove abitava la famiglia albanese. I detriti sono stati scagliati nel raggio di un centinaio di metri lungo via Garibaldi e la parallela via Nazionale. Un parente della famiglia albanese, Colombo Gonai, ha raccontato ai giornalisti che in passato, nell'abitazione di Mengoni, si sarebbero verificati altri tre casi tra incendi e fughe di gas. I vigili del fuoco stanno appurando se fossero già intervenuti nella palazzina.

«FUORI DI TESTA» - «E' uno fuori di testa, un drogato. Fino alle 4 di mattina teneva la musica, il televisore, a volume alto. E’ lui il motivo della tragedia», ha detto, a Skytg24, un parente delle vittime, parlando di Tommaso Mengoni. Alla domanda se avessero presentato denunce alle autorità, «non credo, non credo, sono sempre state cose dette soltanto a voce» è stato risposto tra le lacrime. Secondo altre testimonianze raccolte sul posto, sembra che poco prima dell'esplosione la madre dei due ragazzini sia scesa in strada perché sentiva un forte odore di gas. Sembra che abbia anche bussato alla porta al pianterreno dell'abitazione di Mengoni, avvertendo del forte odore. Poi è risalita, e nel frattempo c'è stata l'esplosione. Il sindaco di Barberino del Mugello, Gian Piero Luchi, rispondendo a Skytg24 sulla figura del proprietario ha confermato che si tratta di «un personaggio un po’ particolare, in passato c’erano stati piccoli incidenti. La signora albanese che abitava al piano superiore della palazzina aveva avvertito puzza di gas e lei stessa ha dato l’allarme».

L'INNESCO - Il procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi, che ha effettuato un sopralluogo insieme al pm Giuseppina Mione, ha riferito che sull'innesco dell'esplosione sono in corso accertamenti: potrebbe essere stato anche l'accensione di una luce. Quattrocchi ha spiegato che al momento non c'è alcuna iscrizione nel registro degli indagati e che su quanto accaduto la procura attende gli esiti degli accertamenti della polizia giudiziaria: al lavoro ci sono vigili del fuoco e carabinieri. «La fuga di gas ha provocato l'esplosione e poi il crollo seguito da incendio», ha detto il procuratore. Sulle salme delle tre vittime non sarà effettuata l'autopsia, essendo chiara la causa della morte.




http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_01/crolla_palazzina_mugello_aef50a20-063c-11de-bafb-00144f02aabc.shtml

sabato 28 febbraio 2009

Chi si occuperà dei bambini traumatizzati di Gaza?



Chi si occuperà dei bambini traumatizzati di Gaza?
Padre Manuel Mussallam (sacerdote cattolico di Gaza) parla.
Intervista di Anne Guion il 20 gennaio 2009 - Traduzione di Anissa
ASSOCIAZIONE ZAATAR, 13 febbraio 2009



Padre Manuel Mussallam dirige una delle tre scuole cristiane del territorio, accoglie 1200 scolari. Sono le sole scuole miste della città dove i ragazzi dei 3000 cristiani di Gaza vengono istruiti. Raggiunto per telefono lunedì 19 gennaio, dopo averlo già incontrato nell’Aprile 2008, al momento del nostro report sulla spiaggia di Gaza, unico luogo di svago per gli abitanti di Gaza.

Domenica scorsa ho celebrato la mia prima messa dopo l’inizio della guerra; c’erano una sessantina di persone, dopo abbiamo fatto un giro in macchina per renderci conto delle distruzioni: hanno bombardato la Corte di giustizia, delle località antiche registrate come patrimonio dell’UNESCO. I vetri delle finestre delle case sono stati spazzati via, la gente vive nel freddo. Nelle strade i passanti sono tristi, nessuno parla, alcuni giovani, stravolti, sono seduti sul bordo delle strade per vedere il sole che non hanno visto da tre settimane. Non ci sono bambini nelle strade; queste sono tutte dissestate.

La maggior parte delle vittime sono civili: bambini, vecchi e donne tutti disarmati; la gente di Gaza ha cercato di trovare rifugio presso amici di famiglia. Hanno vissuto questi 22 giorni rintanati a casa senza acqua, senza elettricità con la paura. La vita era già difficile a Gaza, ma nessuno era abituato ad una tale brutalità. Gli aerei F-16 e gli F-32 hanno sganciato delle bombe distruggendo edifici di 5-6 piani, riducendo in polvere delle abitazioni. La popolazione è stanca, traumatizzata. Gli Israeliani hanno utilizzato delle armi che hanno bruciato atrocemente i corpi, hanno stipato le persone nelle scuole dell’Unrwa, negli stabilimenti dell’Onu; in una classe vi erano da 50 a 60 persone: donne, uomini, bambini tutti insieme. Non c’era niente da mangiare, né da bere, né per lavarsi durante i 22 giorni. La sola acqua da bere era quella salata del mare. A causa della paura i bambini traumatizzati facevano pipì al letto più volte durante la notte; non c’era acqua per lavare i loro abiti, né c’erano materassi di ricambio. Non vi era modo di riscaldare i biberon per i lattanti. Hanno tolto loro l’umanità. Durante gli attacchi, chi usciva a cercare cibo o acqua rischiava la vita.

La casa delle suore del rosario, dove vivono due religiose francesi e una italiana, è stata colpita da tre missili; per fortuna le suore erano appena partite per Gerusalemme. Quattro missili sono stati lanciati sulla scuola da me diretta. Una bomba nel cortile è ancora fumante; noi non possiamo rimuoverla. Qui non vi sono sminatori che potrebbero fare il lavoro. Non c’è lezione a scuola, ma i vicini hanno paura che quella bomba esploda. Non ho notizie dei miei allievi e delle loro famiglie, le comunicazioni sono difficili. So soltanto che una delle mie allieve cristiane è morta; si chiamava Christine, aveva 16 anni e frequentava la decima classe. Stava a casa sua quanto un F-16 ha lanciato un missile contro la casa vicina ed è morta per la deflagrazione.

Vicino al mare c’era un parco con degli alberi e dei giochi per i bambini. I carri armati israeliani vi sono entrati, hanno sradicato gli alberi e distrutto i giochi. Perché? E’ la domanda che tutti si pongono. Quando un bambino a scuola da uno schiaffo ad un altro, la prima cosa che il Direttore gli chiede è: perché? Perché la comunità internazionale non ha mai posto la domanda ai Palestinesi che lanciano i razzi su Israele? Essa non ha mai realizzato che quelli che lanciavano dei razzi erano senza avvenire, senza lavoro e senza cibo. Io condanno la violenza, ma dal 2002 i razzi hanno ucciso 10 israeliani. La legge del taglione vuole che per vendicare queste 10 persone Israele ne uccida 1300 e ne ferisca 5000? La maggior parte dei feriti sono mutilati, mani e piedi e con le gambe rotte. Chi si farà carico delle persone handicappate? Chi si farà carico dei bambini traumatizzati? Qui non abbiamo delle persone competenti per questo; se ci rendiamo conto che per ogni morto, per ogni ferito sono coinvolte una cinquantina di persone: famiglia ed gli amici. Ciò significa che tutta la striscia di Gaza ne rimane colpita. Perfino nei cimiteri le bombe hanno rivoltato la terra e dissotterrato i cadaveri. Gli abitanti di Gaza non trovano più posto per seppellire i loro morti. Alcuni hanno riaperto delle tombe recenti per deporvi 3 0 4 corpi.

Sono cristiano, non posso incitare alla violenza, sono contro la guerra, ma oggi come prete le parole di perdono e di carità mi vanno di traverso in gola e vi restano prigioniere. Ma, chi può sentirle oggi?


Link originale :

www.associazionezaatar.org/index.php?option=com_content&task=view&id=519&Itemid=1


Link a questa pagina : http://www.terrasantalibera.org/chisioccuperabambinigaza.htm

http://www.terrasantalibera.org:80/chisioccuperabambinigaza.htm

venerdì 27 febbraio 2009

DONNE ITALIANE NON SPOSATE UN MUSULMNO !


CENTRO DI SOLIDARIETA' SOCIALE

UN APPELLO ALLE DONNE ITALIANE
" DONNE ITALIANE NON SPOSATE UN MUSULMANO PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO
VI POTRESTE TROVARE NEI GUAI! "
Ecco in questi ultimi anni ci sono state notizie di uomini musulmani che rapivano i figli avuti
con spose italiane, ora ci sono notizie ancora più spietate e disumane.
Musulmani uccidono i figli avuti con donne italiane, per motivi di affidamento o gelosia:
Quindi i musulmani sono diventati più crudeli, sono spietati infanticidi.
Ecco due notizie recenti, per riflettere.

http://groups.google.com/group/centro-di-solidarieta-cristiana?hl=it

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Milano - Lui, egiziano, era sposato con un'italiana
Uccide il figlio di 9 anni affidato
alla madre. Poi si toglie la vita
Sangue al colloquio nel consultorio


Sono saliti in ascensore con un assistente sociale. Rimasto indietro, il padre si è avventato sul bimbo

MILANO - Aveva una pistola e un coltello. Li teneva in tasca mentre suo figlio, 9 anni, gli si è avvicinato dicendo «ciao papà». Poi sono saliti in ascensore per raggiungere una stanza dei Servizi sociali, la stessa in cui si incontravano ogni settimana, intorno alle 4 e mezza di pomeriggio. Ieri però gli impiegati hanno sentito un urlo e sono usciti in corridoio, il bambino era a terra, il sangue sul corpo e sulla faccia, l'uomo che lo colpiva con il coltello. Non sono riusciti a fermarlo, lui si è divincolato, si è appoggiato la lama sul corpo e se l'è affondata nel torace. Sono morti uno accanto all'altro, a pochi minuti di distanza, nel «Centro socio sanitario» di San Donato, paese a Sud di Milano.

È la storia di una famiglia spaccata, del divorzio finito male tra Mohammed H. M., 52 anni, egiziano, e una donna italiana, 44 anni. Lui era in Italia da tempo, un lavoro come operatore turistico, in regola con i documenti, alle spalle un paio di precedenti per droga, ma molto vecchi. Poi il matrimonio, la nascita del bambino. E nel 2004 una separazione traumatica, che ha lasciato strascichi di rabbia. Il piccolo è stato affidato alla donna, anche perché le condizioni economiche del padre non erano buone. Il giudice aveva anche deciso che gli incontri dovessero avvenire soltanto in uno «spazio neutro», nell'ufficio dei servizi sociali, sotto il controllo di assistenti o psicologi. C'era il timore che il padre potesse avere reazioni violente, o che potesse fare pressioni psicologiche sul bambino. Mohammed H. però quella decisione non era mai riuscito a sopportarla. I carabinieri di San Donato, guidati dal capitano Giuliano Gerbo, stanno ora ricostruendo come si sia svolto l'incontro di ieri. Dovranno capire se siano state prese tutte le precauzioni.

Anche se la sequenza dell'aggressione lascia pensare a uno scatto improvviso: padre, figlio ed educatore sono saliti al primo piano in ascensore, l'assistente sociale è uscito per primo. A quel punto, rimasto un po' indietro, il padre si è avventato sul bambino e l'ha colpito con almeno quattro coltellate. Poi ha iniziato a tagliarsi le vene e si è puntato la lama sul petto, circondato da medici e impiegati che tentavano di bloccarlo. Qualcuno parla di un colpo di pistola: «Ero sulle scale e ho sentito un botto — racconta un testimone — poi le urla. Quando sono arrivato ho visto quell'uomo con il coltello. Il bambino era già a terra, il sangue gli colava dalla bocca ».

Barbara Sanaldi
Gianni Santucci
25 febbraio 2009(ultima modifica: 26 febbraio 2009)



http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_25/milano_uccide_figlio_si_suicida_1c1ab914-0364-11de-a752-00144f02aabc.shtml

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Treviso | 27 febbraio 2009
Confessa il marocchino arrestato in Slovenia: ho ucciso io Elisabetta e Arianna



Fahd Bouichou ha ucciso l'ex compagna Elisabetta Leder e la loro figlia Arianna, martedi' a Castagnole di Paese (Treviso), per un raptus motivato dalla gelosia. Lo ha confessato lui stesso agli agenti della Polizia di Stato di Treviso.

In seguito al suo rifiuto di essere estradato, sarà necessario attivare la normale procedura ordinaria con l'emissione di un mandato di cattura internazionale da parte della magistratura trevigiana.



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=108417



2009-02-25 20:39
Madre e bimba sgozzate: indagato marocchino
TREVISO - Le nonnine della casa di riposo Menegazzi di Treviso l'hanno aspettata come ogni mattina, ma Elisabetta Leder, 36 anni, non varcherà più la soglia di quell'edificio diventato la sua seconda casa dopo l'assunzione come operatrice socio-sanitaria. Per non turbare gli ospiti, nessuno ha ancora raccontato agli anziani che quella "donna splendida", come la definivano, e la figlioletta Arianna di quasi due anni sono state uccise a coltellate, con una ferocia tutt'ora inspiegabile, nell'appartamento di Castagnole di Paese nel quale Elisabetta era andata a vivere 10 anni fa. Proprio in quell'edificio dall'intonaco giallo, abitato da 15 famiglie di italiani e immigrati, era cresciuto l'amore di Elisabetta per quel marocchino di dieci anni più giovane, attualmente ricercato dagli investigatori e indagato per duplice omicidio. Una passione quella tra Elisabetta e il magrebino nata nella terra natale dell'uomo, durante una vacanza, che aveva portato successivamente alla nascita nell'aprile 2007 della piccola Arianna. Sembrava una coppia come tante, anche se la convivenza dei due - secondo testimonianze concordi - era saltuaria, fatta di brevi incontri apparentemente sereni, e di lunghi periodi di separazione, durante i quali il giovane viveva a casa di parenti in Francia. Elisabetta sopperiva alle sue assenze con l'impegno di lavoro nella casa di cura, in cui aveva spesso portato anche la figlioletta, ma soprattutto con l'attenzione della sua famiglia, che proprio per amore aveva deciso di non ostacolare il rapporto della coppia. Anche nel duplice omicidio, i destini della donna e dei suoi congiunti si sono indissolubilmente intrecciati: a fare la macabra scoperta è stato il fratello Alessandro (27), mandato a Castagnole da mamma Raffaella, magliaia in casa per arrotondare i bilanci familiari. Voleva capire come mai la figlia non si fosse presentata per la cena. Il fratello ha trovato la porta dell'appartamento chiusa, ma ha sentito il rumore della tv accesa. Ha provato a cercare Elisabetta nei paraggi, poi ha avvisato la madre, che ha allertato il 113. Sono stati i poliziotti, dopo aver sfondato la porta, a scoprire i corpi di Elisabetta, riversa sul letto sporco di sangue, e della piccola Arianna, sgozzata sul fasciatoio. Proprio Raffaella Leder è stata tra le prime a giungere sul posto: una sola occhiata disperata alla scena di violenza è diventata un insopportabile peso per il suo cuore di mamma e nonna. Colta da malore, è stata sorretta a braccia dai parenti che l'hanno riportata nella sua casa di Treviso. A superare la soglia di casa Leder oggi sono stati tra gli altri il parroco di Castagnole, don Gino Busato, che ha parlato "di una violenza inaspettata", il sindaco di Paese, Valerio Mardegan, che ha ipotizzato un movente legato "a questioni strettamente private", e il presidente della Menegazzi, Fausto Favero, che non ha potuto che abbracciare, in silenzio, papà Antonio. Per seguire le orme del genitore, Elisabetta aveva cercato lavoro alla casa di riposo Menegazzi, in cui il papà aveva svolto per trent'anni il compito di usciere, prima di andare in pensione nel 2002.


TESTE, MAROCCHINO IN CASA ALLE 18:30
Un supertestimone ha visto il cittadino marocchino, padre della piccola Arianna, la bimba di circa due anni sgozzata insieme alla madre Elisabetta Leder in un appartamento di Castagnole di Paese, salire in casa alle ore 18:30. E' quanto si e' appreso da fonti qualificate. L'uomo viene attualmente cercato da polizia e carabinieri che vogliono chiarirne la posizione.

Il marocchino era in Italia con un regolare permesso di soggiorno, per motivi familiare e non risulta avere precedenti penali. L'uomo vive prevalentemente in Francia, dove ha alcuni parenti.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_902659952.html


Treviso | 26 febbraio 2009
Omicidio di Castagnole, finisce in Slovenia la fuga del marocchino ricercato


L'uomo era ricercato da 48 ore
Ha fatto alcune ammissioni Fahd Bouichou, il giovane di 26 anni, marocchino, arrestato per l'omicidio della compagna e della figlioletta avvenuto Castagnole di Paese (Treviso), Elisabetta Leder e Arianna di soli 2 anni, avvenuto martedi' sera. Lo hanno riferito alcuni investigatori uscendo dal commissariato di Cosina (Slovenia) dove Fahd Bouichou e' ascoltato dalla polizia slovena.

Il questore di Treviso, Carmine Damiano, è sicuro: a carico del marocchino,
arrestato per l'omicidio della compagna e della figlia a Castagnole di Paese, c'è ormai un quadro indiziario molto grave che lo fa ritenere "l'unico responsabile del duplice
delitto".

Per giungere alla cattura dell'uomo la questura di Treviso, che ha coordinato tutte le indagini, aveva messo sotto intercettazione gia' dalla notte del fatto una quarantina di
utenze telefoniche. Numeri di telefono di parenti di Bouichou tra la Francia, l'Olanda e il Marocco.

E una telefonata dell'indagato fatta ieri sera da una cabina della stazione ferroviaria di Trieste alla sorella in Marocco ha consentito alla polizia di individuare la zona in cui si trovava l'uomo e di conoscere in anticipo la sua volontà di rifugiarsi oltre confine. Precedentemente gli investigatori trevigiani avevano già individuato l'automobile
con cui Bouichou era fuggito, la Skoda di Elisabetta Leder, abbandonata a Jesolo (Venezia).

Il marocchino aveva con sé due cellulari, uno dei quali appartenente alla vittima, che però aveva spento subito dopo essere fuggito dal trevigiano proprio per evitare di essere intercettato dalle forze dell'ordine.

Dopo aver lasciato l'automobile Skoda a Jesolo, Fahd Bouichou e' arrivato ieri pomeriggio a Trieste in treno. Intorno alle 17.00 ha telefonato da una cabina pubblica della stazione centrale alla sorella in Marocco. La chiamata e' stata intercettata dalla Polizia di Treviso che ha subito informato la
squadra Mobile della Questura di Trieste.

Intorno alle 18.15 e' scattata una vera e propria caccia all'uomo lungo il confine fra Italia e Slovenia, con tutte le strade controllate dalle forze dell'ordine. Dall'altra parte del confine la mobilitazione e' scattata poco prima delle 21.00, quando dall'Italia, prima a Lubiana e poi in tutte le stazioni di polizia slovene, sono arrivati i dati e la foto di Bouichou.

Senza alcun punto di riferimento a Trieste, il marocchino ha evitato di dormire in strutture ricettive (tutte controllate dalla Polizia nel corso della notte) e di utilizzare mezzi di trasporto, per continuare la sua fuga verso la Croazia. A piedi, seguendo viottoli e stradine secondarie - secondo la ricostruzione della Polizia - ha lasciato Trieste e ha raggiunto la zona di confine sull'altopiano Carsico. Qui ha evitato i valichi confinari e - sempre secondo gli investigatori - in una zona di campagna non lontana dal valico di Pesek e' entrato in Slovenia proseguendo prima in direzione di Cosina e poi verso il confine croato. Solo qui, all'altezza di un torrente, ha lasciato la campagna e ha cominciato a camminare ai bordi della statale che porta a Fiume, prima di essere visto, spaventato e in stato semiconfusionale, da un agente della Polizia criminale slovena che gli ha chiesto i documenti e lo ha fermato.



http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=108256

martedì 24 febbraio 2009

IL COLOSSEO SI ACCENDE PER CAMPAGNA CONTRO POLIO

IL COLOSSEO SI ACCENDE PER CAMPAGNA CONTRO POLIO

AGI) - Roma, 23 feb. - Alle 20:00 in punto di stasera il logo 'End Polio Now' illuminera' la facciata del Colosseo rivolta ai Fori Imperiali. Nello stesso momento, l'identica immagine si accendera' su edifici celebri nel mondo, dal Palazzo delle Nazioni Unite a New York al Parlamento di Londra, dall'Opera House di Sydney alla Table Mountain di Citta' del Capo. La scritta restera' impressa sul Colosseo fino all'alba di martedi' e dara' il via alla campagna per lo sradicamento della poliomielite promossa da Rotary International con una prima mega-sottoscrizione di 255 milioni da parte della Fondazione Bill & Melinda Gates. Il Rotary, da parte sua, si e' impegnato a raccogliere 200 milioni di dollari tra i soci in tre anni. Le sovvenzioni saranno distribuite attraverso l'Oms e l'Unicef ai quattro Paesi dove il poliovirus selvaggio resiste ancora: Afghanistan, India, Pakistan e Nigeria. "Il partenariato tra Rotary e Fondazione Gates", ha rilevato Dong Kum Lee, presidente del Rotary International, "offre l'opportunita' storica per liberare definitivamente il mondo da una malattia che deruba i bambini del loro futuro". La lotta alla poliomielite costituisce dal 1985 una priorita' del Rotary, che da allora ha raccolto 800 milioni di dollari, con l'effetto di ridurre del 99 per cento la diffusione della malattia nel mondo. Con la nuova campagna mondiale si propone di spazzare via il rimanente 1 per cento. Alla mobilitazione hanno gia' aderito ufficialmente i governi di Germania (130 milioni di dollari stanziati) e Gran Bretagna (150 milioni). In totale, la raccolta-base per i prossimi tre anni si puo' calcolare in 605 milioni di dollari. Francia e Italia hanno finora contribuito con circa 35 milioni a testa e, dopo l'annuncio dato da Bill Gates, il Regno Unito ha deciso un ulteriore contributo di 150 milioni e la Germania ha devoluto alla causa altri 80. Il tema, sara' discusso, come nelle passate edizioni, anche al prossimo G8 che si svolgera' tra pochi mesi in Italia. Testimonial dell'evento del Colosseo, guidato dalla giornalista Paola Saluzzi, sara' Dino Zoff, campione del mondo con la nazionale italiana di calcio nel 1982. Sara' Zoff ad accendere il logo sul Colosseo in una cerimonia cui prenderanno parte, tra gli altri, Alberto Cecchini governatore distrettuale del Rotary 2080, Carlo Ravizza, Past President del Rotary International (uno dei due italiani che hanno guidato l'associazione nella sua storia ultracentenaria), Roberto Salvan, direttore generale Unicef Italia, Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, oltre a esponenti della Fondazione Melinda & Bill Gates,. Con l'occasione Giampaolo Letta annuncera' un'altra iniziativa del Rotary in accordo con Medusa Film: la visione in anteprima di 'Verso l'Eden', di Costa Gavras e con Riccardo Scamarcio, in 28 sale di 24 citta' italiano. L'intero incasso sara' devoluto al programma contro la poliomielite.

http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200902230923-hpg-rsa0004-art.html

lunedì 2 febbraio 2009

"In Italia traffico di organi dei minori extracomunitari"

La denuncia di Maroni
"In Italia traffico di organi dei minori extracomunitari"

Anche il nostro paese non è immune dal vergognoso traffico di organi di minori migranti. La denuncia-choc è arrivata ieri mattina dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, a margine della presentazione del bilancio sociale dell'Unicef.



«Abbiamo delle evidenze - ha spiegato Maroni - di traffici di organi di minori, che sono presenti e sono stati rintracciati in Italia». Il ministro dell'Interno ha pure parlato di contromisure: «uno dei mezzi più efficaci che useremo adesso, sarà l'attuazione dell'accordo internazionale di Prum che istituisce in Italia la banca dati nazionale del Dna e degli altri paesi europei. Il Prum passato al Senato deve essere approvato in Parlamento. Con questi strumenti - ha spiegato Maroni - potremo contrastare meglio il fenomeno».

Le «evidenze» del traffico di organi di minori in Italia si spiegano con l'analisi incrociata dei dati sui ragazzi extracomunitari scomparsi dopo esser arrivati a Lampedusa e le segnalazioni relative al traffico d'organi inviate dai paesi d'origine alla polizia italiana tramite Interpol: ha spiegato il titolare del Viminale.

La traccia del traffico d'organi, ha aggiunto Maroni, è rintracciabile «negli esposti provenienti da diversi paesi del mondo che nel corso degli anni, e anche nel 2008, sono stati portati all'attenzione della polizia italiana, che ha iniziato un'attività di indagine». Evidenze, inoltre, che «si incrociano con un dato che è assolutamente negativo e molto preoccupante e che riguarda i minori extracomunitari che spariscono ogni anno in Italia».

Le cifre relative solo al 2008 sono agghiaccianti: su 1.320 minori approdati a Lampedusa l'anno scorso, ovviamente portati da qualcuno, circa 400 sono spariti. «Di loro non abbiamo più notizie. Incrociando questo dato con alcuni esposti sul traffico di organi, arrivati dai paesi d'origine di questi minori, possiamo ritenere che il fenomeno tocchi anche il nostro paese».

Allarmati dalle dichiarazioni di Maroni, i componenti della Commissione Bicamerale sull'infanzia con un'interrogazione urgente presentata alla Camera e al Senato, hanno chiesto che il ministro Maroni riferisca al più presto in aula la questione del traffico d'organi. Alessandra Mussolini (Pdl), Sandra Zampa (Pd) con le senatrici Luciana Sbarbati, capogruppo del Pd, e Anna Serafini, vicepresidente della commissione, chiedono al ministro dell'Interno di chiarire le fonti di queste notizie e anche di specificare «quali sono le evidenze».


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31/01/2009



http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/31/983686-italia_traffico_organi_minori_extracomunitari.shtml

sabato 31 gennaio 2009

GAZA: UN MILIONE E MEZZO I FERITI


GAZA: UN MILIONE E MEZZO I FERITI
JONATHAN COOK


17 gennaio 2009


Dopo quasi tre settimane tra bombardamenti e attacchi via terra il numero delle vittime sale ad oltre 1100. Ma sorprendentemente nessuno ha riportato un dato ancora più spaventoso: nella Striscia di Gaza ci sono oltre 1 milione e mezzo di palestinesi feriti. Come è possibile che questa incredibile cifra sia stata bypassata dai media? La ragione apparentemente sembrerebbe essere legata all’inattendibilità delle fonti ufficiali palestinesi. Il Ministero della Sanità palestinese registra solo i feriti bisognosi di cure in ospedale. Ciò significa contare "solo" i 4.500 abitanti della Striscia di Gaza che hanno subito lesioni come gravi ustioni da fosforo, ferite da schegge di artiglieria, rottura o perdita degli arti a causa delle bombe, ferite da arma da fuoco; traumi fisici derivati dalle macerie delle abitazioni.

C’e’ un altro più ragionevole standard per stimare i feriti. E la fonte è israeliana. Un esempio: nel settembre 2007 i media internazionali riportarono che 69 soldati israeliani furono feriti quando alcuni militanti palestinesi spararono un razzo che colpì una tenda dove i soldati dormivano. Dei 69 feriti 11 riportarono lesioni moderate, uno lesioni molto gravi, un paio lesioni lievi. Il resto era composto da soldati colpiti da un forte stato di shock. Applicando lo stesso criterio a Gaza, significa che il numero dei feriti sale ad 1 milione e mezzo. C’e’ qualche dubbio circa lo stato di shock permanente durante le settimane di bombardamenti in un territorio caratterizzato dalla elevata densità di popolazione?

La cosiddetta "guerra" condotta sulla Striscia di Gaza deve essere il primo esempio nella storia umana di un conflitto dove non ci sono apparentemente civili. L’impressione con l’ausilio degli organismi internazionali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) o le Nazioni Unite si faccia riferimento ad una nuova categoria: "donne e bambini".

Il numero delle vittime, oltre 1110, infatti, è ripartito tra "donne e bambini" e il resto. Le prime cifre riportavano il 25 per cento di vittime tra le "donne e i bambini", salendo intorno al 50 per cento dall’inizio degli attacchi via terra. Implicita l’idea, gradita ad Israele, che il resto sia costituito da combattenti palestinesi; o meglio ancora i "terroristi". A Gaza ogni maschio al di sopra dei 16 anni viene definito come un combattente e, implicitamente, come "terrorista". In sostanza, tutti gli uomini della Striscia di Gaza sono legittimi obiettivi dell’attacco israeliano.

Non lontano dalla posizione recentemente attribuita dal quotidiano Jerusalem Post ad importanti uomini politici israeliani. Il giornale ha riferito che alcuni funzionari erano giunti alla conclusione che "è inutile per Israele rovesciare Hamas perché la popolazione (di Gaza) è Hamas". Israele, da questo punto di vista, è in guerra con ogni singolo uomo, donna e bambino di Gaza. Forse dovremmo essere lieti che la categoria di "donne e bambini", almeno per ora, sia riconosciuta.

I miti sul blocco di Gaza

Proviamo ad affrontare alcuni dei miti circa il blocco di Gaza: il primo è che il blocco è stato una risposta necessaria per l'elezione di Hamas.
Provate a dirlo a John Wolfensohn, inviato speciale per il Quartetto, che comprende gli Stati Uniti, Nazioni Unite, l'Europa e la Russia, a partire dal maggio 2005. Il suo lavoro è stato quello di sorvegliare il disimpegno. In un'intervista sul quotidiano Haaretz, nel 2007, Wolfensohn ha spiegato il motivo per cui egli si era dimesso nell’aprile 2006 ad un anno dall’inizio del suo incarico. "Poco dopo l’inizio del mio mandato nell’estate 2005 - ha detto - Israele e gli Stati Uniti violarono le intese di garanzia per l'attraversamento delle frontiere di Gaza rimaste aperte dopo la partenza dei coloni ebrei. Ogni aspetto di tale accordo è stato abolito".

Il risultato è stato il collasso dell’economia: i contadini di Gaza hanno visto la loro produzione ammuffirsi alle frontiere e il tasso di disoccupazione e di delusione tra gli abitanti è aumentato vertiginosamente. "Al posto della speranza, i palestinesi hanno rivisto la prigione". Wolfensohn ritiene che la chiusura dei passaggi è uno dei fattori del successo di Hamas nelle successive elezioni, nei primi mesi del 2006. Secondo Wolfensohn, dunque, il blocco di Israele pre-esisteva all’ascesa al potere di Hamas ed è iniziata quando a governare Gaza era ancora il partito Fatah. Il secondo mito è che il blocco sia stato un tentativo per giungere al riconoscimento del "diritto ad esistere" di Israele da parte di Hamas. Provate a dirlo a Dov Weisglass, collaboratore a Washington dell’ex primo ministro Ariel Sharon. E’ stato lui a suggerire il vero obiettivo del blocco, subito intensificato dopo la vittoria elettorale di Hamas. La politica dovrebbe essere "come un appuntamento con un dietologo. I palestinesi dimagriranno ma non moriranno".

In breve, secondo Weisglass, la politica israeliana a Gaza è stata la "punizione collettiva" inflitta alla popolazione civile colpevole di aver scelto Hamas; una politica che, è necessario sottolinearlo, è una grave violazione del diritto internazionale e crimine di guerra.

La speranza, si sarebbe annidata nel malcontento degli abitanti di Gaza vista la povertà assoluta nella quale sono sprofondati, e rovesciare Hamas. Ma non è accaduto. Il terzo mito è che il blocco sia stato progettato per fare pressione su Hamas per porre fine al fuoco dei razzi su Israele.

Provate a dirlo a Ehud Barak, il Ministro della Difesa e a Matan Vilnai, il suo vice. Questa coppia ha tramato l'invasione di Gaza nel corso dei sei mesi di cessate il fuoco con Hamas, e di fatto molto prima. In verità, essi hanno ignorato ogni apertura diplomatica con Hamas, comprese le offerte di tregue a tempo indeterminato, mentre hanno investito le loro energie nelle eventuali sucessive invasioni via terra. In particolare, hanno lavorato su dei piani, note ai media israeliani dalla primavera del 2008, per il livellamento dei quartieri civili di Gaza e per la creazione di "zone di combattenti" da cui i civili sono stati espulsi. Un aspetto trascurato del blocco è il modo in cui è stato utilizzato per "ammorbidire" Gaza e Hamas, prima dell’attacco di Israele. Per tre anni alla popolazione di Gaza sono stati negati cibo, medicinali e combustibile. Ogni generale sa che è più facile combattere contro un esercito - o miliziani - infreddolito, stanco e affamato. Potrebbe esserci una descrizione migliore dei combattenti di Hamas, così come quella delle donne e dei bambini ritratti di fronte ai carri armati tra i bombardamenti di Israele?

Jonathan Cook

(traduzione a cura di) Alberico Pecora

Originale - http://www.countercurrents.org

Jonathan Cook è uno scrittore e giornalista inglese. Vive a Nazareth, Israele dal 2001. Il suo ultimo libro è "Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair". Il suo sito è www.jkcook.net; una versione di questo articolo è stata pubblicata su Al-Ahram Weekly (http://weekly.ahram.org.eg).






:: Article nr. s9104 sent on 20-jan-2008 08:52 ECT


www.uruknet.info?p=s9104

Link: www.grillonews.com/content/view/340/6/

:: The views expressed in this article are the sole responsibility of the author and do not necessarily reflect those of this website.
http://www.uruknet.info/?p=s9104

GAZA: IL RACCONTO DI FIDA QISHTA


18/01/2009
La strage degli innocenti




Il raconto di Fida Qishta, insegnante palestinese
Fida Qishta, 26 anni, è nata a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Fa la giornalista free-lance, l'insegnante, la traduttrice. Da Rafah ha assistito alla devastazione prodotta dalle bombe nella città e nello spirito dei palestinesi e in un'articolo pubblicato oggi dalla versione on-line del quotidiano britannico 'The Observer', riferisce testimonianze che avvalorerebbero l'accusa di 'crimini di guerra' contro l'esercito israeliano. Tra queste, la distruzione, da parte dei bulldozer, di case con civili all'interno; l'uccisione di civili che scappavano con la bandiera bianca; l'attacco ad ambulanze che cercavano di raccogliere i feriti; l'uso indiscriminato della forza in aree abitate da civili e l'utilizzo di munizioni al fosforo bianco.

"Non avevamo mai assistito ad un attacco così indiscriminato da parte di Israele. Numerose donne e bambini sono stati uccisi. Non era mai accaduto prima. Le persone che abbiamo visto in televisione, gli amici che conosciamo, la gente che abbiamo visitato in ospedale erano innocenti. Civili che non avevano alcun contatto con Hamas. E' una tragedia che suscita profonda tristezza".

Quante persone ci sono nella casa dove ti trovi a Rafah?
Ci sono alcuni amici stranieri di diverse nazionalità, poi la mia famiglia di sette persone. Poi i parenti, che sono scappati dalle bombe. Le presenze qui variano dalle 25 a 30 persone. I miei zii e i miei cugini si trovavano nella zona vicina al confine, e le loro case sono state distrutte. Noi ci siamo trovati nella stessa situazione quattro anni fa, quando l'esercito israeliano ha distrutto la nostra casa. Ora tocca a noi aprire la nostra porta a loro. Altre persone che conosco, amici, sono stati costretti a dormire in strada nelle notti scorse. Non si fidavano neppure delle scuole dell'Onu, perchè anche lì avrebbero potuto essere un bersaglio.

Credi che l'offensiva di Israele genererà nuovo odio nelle generazioni di palestinesi che verranno? O credi che la guerra li avrà stancati a tal punto che di odio e vendetta non vorranno più saperne?
La gente di qui è la più paziente del mondo. Hanno speranza nella vita. Nonostante gli attacchi, il mio popolo è forte e vuole andare avanti. Ciò che gli israeliani hanno fatto è davvero troppo. Nessuno ha mai visto una strage del genere. Un mio amico ha avuto tutta la famiglia distrutta. Come può dimenticare? Come gli si può dire 'la vita è bella', un giorno ci sarà la pace? Queste sofferenze sono durate troppo a lungo. Non parlo delle persone che non sono state toccate dalla guerra, e sono poche, ma di quelle che hanno negli occhi la distruzione delle loro case e delle loro famiglie. Io per quattro anni sono stata costretta a scappare, di quartiere in quartiere, di casa in casa. Gli israeliani hanno distrutto la mia casa, e da allora molte cose sono cambiate anche nella mia mente. Adesso a questa gente non si può chiedere di avere speranza. Le loro ferite hanno bisogno di tempo per rimarginarsi.

La guerra ha ucciso qualcuno dei tuoi parenti?
Sì, uno dei parenti di chi adesso vive nella mia casa è stato ucciso perchè si è rifiutato di lasciare la casa in cui viveva. Altri sono stati feriti. Ma la guerra ha ucciso soprattutto bambini. E' stata una strage degli innocenti.

Cosa risponderesti, se potessi, al primo ministro israeliano Olmert quando sostiene che la responsabilità dell'attacco militare è da attribuire ad Hamas?
La mia risposta è questa: quando la mia casa è stata distrutta nel 2004, Hamas non governava. I miei cugini sono stati uccisi nel 2002, 2003, 2004, quando Hamas non governava. Questa è la mia risposta. Gli israeliani hanno voluto attaccare. Chi vi sia al potere importa poco per loro. Quando hanno voluto fare qualcosa l'hanno fatto.

Luca Galassi
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Categoria: Guerra
Luogo: Israele - Palestina
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http://it.peacereporter.net/articolo/13789/La+strage+degli+innocenti

Maroni: "Traffico di organi di minori in Italia"

Maroni: "Traffico di organi di minori in Italia"

Il Ministro degli interni italiano lancia l'allarme

30.01.2009 18:01:44

Roma - "Traffici di organi di minori sono presenti e sono stati rintracciati in Italia. Uno dei mezzi più efficaci che useremo adesso sarà l'attuazione dell'accordo internazionale di Prum che istituisce in Italia la banca dati nazionale del DNA, potremmo contrastare meglio il fenomeno con questo strumento."

Questa è la pesante accusa lanciata questa mattina dal ministro degli interni Roberto Maroni intervenuto all'assemblea annuale dell'Unicef a Roma che, per inciso, era incentrata sul bilancio annuale.

Da questa affermazione subito il Centro Nazionale Trapianti ha voluto chiarire, ed era d'obbligo, per bocca del direttore, il dottor Alessandro Nanni Costa, che "la rete trapianti italiana è totalmente estranea a qualunque traffico di organi. Tutti gli organi prelevati nelle rianimazioni e utilizzati nei centri trapianto hanno un percorso, dal donatore al ricevente, chiaramente definito e immediatamente rintracciabile. In questo l'Italia è già pienamente adeguata agli standard di sicurezza europei, recentemente proposti dalla Commissione Europea e nessun organo, con provenienza sconosciuta, può entrare nella rete trapiantologica italiana. Le procedure di sicurezza del sistema trapianti in Italia garantiscono un'immediata allerta qualora si verificassero segnalazioni o richieste di assistenza da parte di pazienti che abbiano disponibilità di organi provenienti da paesi che non hanno misure di sicurezza conformi a quelle italiane ed europee."

A dare man forte al ministro Maroni è intervenuta anche la senatrice Maria Burani Procaccini, l'ex presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, che ammette che "con Maroni abbiamo sempre lavorato bene già da quando lui era ministro del Wellfare ed è bello lavorare con lui a stretto gomito in un lavoro di squadra, poiché condividiamo le idee anche in questo senso, il dovere civile prima di tutto, entrambi ci siamo sempre impegnati e lo continueremo a fare. Io credo che il superiore interesse del fanciullo sia la cosa più importante e va sempre difeso. E' fondamentale nel discorso di Maroni il voler creare la banca dati del DNA per i bambini aggregati soprattutto ai campi Rom poiché vi è troppa discordanza tra il numero di coloro che entrano e di coloro che escono dal nostro Paesi, i numeri non tornano e questi non vengono mai registrati se non quando si iscrivono a scuola, ma sappiamo bene che molti di loro non frequentano le aule. Così si viene a creare una miriade di così detti ‘bambini oggetto', ‘bambini ombra' merce da comprare e vendere. Il traffico d'organi è un importante fenomeno da eliminare e combattere così come lo sfruttamento del lavoro e della prostituzione minorile. Se Maroni ha parlato così evidentemente ha dati precisi sui quali fondare le proprie idee. Il controllo del DNA e della impronta dell'iride è una cosa che molti hanno criticato e si è urlato allo scandalo quando è stata portata la proposta, ma molti Paesi già l'hanno introdotta e gli effetti positivi sono evidenti. Personalmente credo che sia importante anche per la salvaguardia dei nostri bambini e tutti i cittadini italiani, potrebbe facilitare il compito di ritrovare i bambini come Denise, scomparsi e mai ritrovati ai quali attualmente è difficile dare un volto. Con questa presa di responsabilità e questa accusa lanciata il ministro Maroni ha dato ancora una volta segnale della grande qualità e bontà del suo lavoro."

Intanto il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, non ha voluto rilasciare un commento sulle dichiarazioni del collega riservandosi evidentemente del tempo per pensare.

Il Telefono Azzurro da sempre in prima linea alla lotta contro i soprusi verso i minori ha preferito "non rilasciare dichiarazioni, ma faremo dei controlli e se ciò dovesse essere confermato sicuramente intavoleremo delle trattative e procedure con i vari ministeri interessati ed apparati statali per delle attività comuni di lavoro".

Anche nell'associazione umanitaria Save the Children ci fanno sapere "si stanno facendo tutti i controlli del caso per questa importante e grave accusa di Maroni, ma che per il momento non vi sono dichiarazioni".

Aspettiamo quindi di sapere i risultati di queste ricerche e verifiche, sicuramente approfondite, da parte di queste associazioni.



Giorgio Riccardi | News ITALIA PRESS

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