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domenica 17 febbraio 2008

TERRORISMO ISLAMICO E I BAMBINI

Spesso si usa il termine "bestia" per definire un comportamento abietto, talmente ignobile da essere considerato inumano, non degno del genere umano e quindi "bestiale".
Eppure anche le bestie hanno cura dei cuccioli del branco.
Come definire, quindi chi manda a morire i propri bambini?
"Bestie" non é proprio il caso. E' un'offesa ma nei confronti delle bestie.
Come chiamarli se non mostri assetati di sangue, criminali feroci,talmente fanatici e intrisi d'odio da versare anche quello dei propri "figli" pur di veder scorrere quello dei nemici.
Questi mostri, senza dio, senza coscienza e senza onore (come si può considerare "uomo d'onore" chi fa "combattere" la propria guerra ad un bambino inconsapevole e innocente?) appartengono alla schiera dei "combattentti" di Alqaida, ai "resistenti" che combattono il grande Satana.
Ma loro sono peggio di qualsiasi satana occidentale.

Hanno ucciso un bambino e minato il corpo in modo che esplodesse quando la famiglia fosse andata a recuperarlo.

Hanno preso dei bambini per passare ai checkpoint ingannando gli americani. Si sono fatti saltare in aria insieme a loro.

Un mese fa due bambini sono stati uccisi da una bomba nascosta fra i giocattoli e gli americani hanno trovato adolescenti decapitati alle porte di Baquba. Abu Mussab al Zarqawi bombardò un gruppo di bambini che accettava caramelle dai soldati.
L’ultima tecnica di questa fattoria della morte di al Qaida è lo stordimento dei bambini e il loro impiego in azioni suicide. “I terroristi islamici di al Qaida utilizzano bambini di dieci anni per eseguire attentati kamikaze”. Lo denuncia lo sceicco Saher Abdel Jabbar, esponente delle tribù della provincia irachena all’agenzia di stampa Milaf Press e al quotidiano arabo al Hayat. “L’attentatore suicida che si è fatto esplodere durante un summit dei capi tribù di Diyala venerdì scorso, in base alle indagini mediche e alle prove raccolte dagli inquirenti e dalle forze americane non ha più di dieci anni”. Sunniti e sciiti discutevano di iniziative da intraprendere a livello politico e tribale in appoggio agli americani nella lotta ad al Qaida. L’esercito americano commenta che se gli esponenti di al Qaida “hanno iniziato a usare i bambini vuol dire che è divenuta efficace l’azione di contrasto messa in atto a Diyala”. L’islamismo wahabita è una tigre che divora la preda, a Diyala come a Beslan. Lo hanno capito quelle migliaia di sunniti che si sono rivoltati contro il vero occupante della Mesopotamia. L’islamismo che secondo il filosofo Christian Godin è il peggiore dei totalitarismi: “Odia tutto il mondo”. In Iraq si salda la logica algerina del massacro di bambini e quella iraniana che li ha usati come teche di morte durante la guerra contro Saddam Hussein. Un tagliagole algerino, noto con il nome di “Momo le Nain”, Maometto il Nano, nel 1996, a Ben Talha, un sobborgo di Algeri, decapitò un dozzina di bambini.

L’Iran teocratico ha trasformato i bambini in carne da cannone.
Durante la guerra fra Iran e Iraq, l’ayatollah Khomeini importò cinquecentomila chiavette da Taiwan. Prima di ogni missione suicida, a ogni bambino era consegnata una chiavetta, sarebbe servita a spalancargli le porte del paradiso. I bambini venivano avvolti in coperte, per non disperdere le membra dopo la deflagrazione.
Come ha raccontato un veterano della guerra fra Iran e Iraq alla Frankfurter Allgemeine, “sembrava quasi una corsa, anche senza aver ricevuto ordini dal comandante, tutti volevano arrivare primi”.
Nel 1982 Khomeini emanò una legge che stabiliva che tutti i bambini sopra i dodici anni potevano arruolarsi senza il permesso del padre.
Jonathan Evans, il capo dell’M15, il servizio segreto britannico, una settimana fa ha profeticamente annunciato che al Qaida era pronta a usare i bambini nelle operazioni di “martirio”.
“Stanno radicalizzando e reclutando i bambini vulnerabili per portare a termine atti di terrorismo”. Alla fine di agosto il Los Angeles Times ha pubblicato un’inchiesta sui bambini di al Qaida in Iraq. “Bambini di undici e dodici anni riempiono i campi di detenzione americani in Iraq”.
Il maggiore Douglas Stone spiega che sono almeno cento i bambini utilizzati in operazioni terroristiche. Piazzano le bombe lungo le strade, le tariffe per questo servizio vanno dai duecento ai trecento dollari. Questa estate si è chiusa con i resistenti sunniti contro i qaidisti che, entrando in due villaggi della zona di al Kanan, a nord di Baghdad, hanno rapiti sette bambini. Peter Singer della Brookings Institution parla di una “generazione perduta” di bambini iracheni. Anche Saddam Hussein li usava, inquadrati nei “Leoni di Saddam” e diretti dal figlio Uday, gran regista del terrore di stato iracheno.
L’occidente che fa la conoscenza di questo martire di dieci anni ha chiuso gli occhi e giustificato la cultura del martirio di infanti musulmani cantata nei testi dell’Autorità palestinese. Per al Qaida e l’islam fondamentalista i bambini sono armenti da usare in olocausto. La buona notizia è che i sunniti hanno organizzato volontariamente ed eroicamente la sommossa per sbarazzarsi di “quei bastardi”. Una settimana fa hanno fatto marciare decine di bambini a Baghdad per commemorare lo sceicco Abu Risha, il “leone di Anbar” assassinato da al Qaida e che aveva promesso una guerra “fino all’ultimo figlio”. Con quella parata i veri resistenti hanno rivendicato il diritto alla vita dei bambini iracheni. Sono stati paragonati ai “minutemen”, i volontari dell’esercito americano durante la Rivoluzione.
Stampatello- Da Legnostorto
Orpheus
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